Buongiorno e buon martedì a tutti!
Non è un caso se, ultimamente, mi ritrovo a parlarvi tanto nella newsletter quanto nel blog di tematiche legate al mondo della letteratura per ragazzi: accanto alla maratona di romanzi e di saggi in cui si indaga la paura, ne ho iniziata da un po’ di mesi un’altra legata ad un mondo che alcuni (ma non tutti, per fortuna) vedono come di esclusivo appannaggio dei più piccoli.
Queste immersioni trovano la loro ragione nei percorsi che sto preparando (ma poi, in realtà, mi sento fortunata a poterle fare con un’etichetta di lavoro, perché mi sto divertendo da matti :)).
Un mondo “un po’ cioccolato e un po’ macello“
Un adulto che si trovasse in mano Niente, di Janne Teller, un’autrice del nord Europa, resterebbe spiazzato dal nichilismo che pervade la storia, e si direbbe “Ma questo libro è adatto ai ragazzi?” La mia risposta è sempre sì, la mia risposta è sempre che sono i ragazzi a poter spiegare i libri agli adulti, e non viceversa.
Da sempre leggo alcune delle ultime uscite delle letteratura per i più piccoli, accanto ai libri “da grandi”.
Si è trattato, però, di un altro tipo di esperienza quella della rilettura di alcuni dei libri che mi erano rimasti impressi più di tutti da piccola.
Ho iniziato con due autori: Roald Dahl e Bianca Pitzorno.
Pur intervallando saggi di critica ai romanzi, mi sono davvero stupita di una cosa che all’epoca non avevo percepito chiaramente, ma che forse in modo inconscio è stata quella che mi ha fatto amare tanto storie come “Ascolta il mio cuore”, “Matilde”, “Le streghe” e “Gli sporcelli”, per nominarne solo alcuni.
Mi sono resa conto di quanto queste letture possano essere un validissimo vaccino per l’ipocrisia ed il politicamente corretto, che può durare per tutta la vita, se solo rinnoviamo l’applicazione ogni tanto, a orario pasti.
Provateci, se avete la prospettiva di qualche pranzo solitario, come è successo a me di recente: riprendeteli in mano e noterete come ai bambini gliene succeda di ogni tipo, in quei libri.
Ingiustizie sociali, disattenzione e mancanza di amore da parte dei genitori, trasformazioni magiche che fanno sì, però, che la tua vita non sarà mai più come prima.
E cosa fanno quei piccoletti?
Reagiscono: studiano, si industriano, pensano e si indignano, in nessun caso cedono al vittimismo o alla disperazione tirando le gonne alla mamma, ma trovano la forza di arrivare ad una vittoria che non è mai senza conseguenze per loro.
La realtà è feroce, non serve nasconderlo: Dahl descrive
[…] tutta la durezza della realtà, la sofferenza della vita, ma anche la speranza e il coraggio necessari. Contro atteggiamenti ipocritamente tesi sempre a proteggere e a dolcificare la visione del mondo, la voce di Dahl si erge in tutta la sua tragica verità, strappa il velo a bugie e falsi buonismi e si guadagna il rispetto dell’infanzia.
tratto da questa pubblicazione realizzata nel 2004 da Biblioteca Sala Borsa Ragazzi di Bologna, in collaborazione con le biblioteche Lame, Ginzburg, Spina, Villa Spada di Bologna e la biblioteca “8 marzo 1908” di Ozzano, con il coordinamento di Hamelin Associazione Culturale
Per ritrovare la complessità del reale che a volte sembra sfuggire a tanti adulti, forse ci servirà sapere che
In un’intervista Dahl fornisce una chiara immagine della sua poetica, quando ricorda la sua esperienza giovanile di assaggiatore di cioccolato e in particolare di aver visto un mattatoio dove si ammazzavano i montoni proprio di fianco alla fabbrica di cioccolato. Così che le grida di disperazione si mescolavano al profumo del cacao. Ecco, sembra dirci lo scrittore, il mondo è fatto così, un po’ cioccolato e un po’ macello, ma senza chiari confini tra i due.
tratto da questa pubblicazione realizzata nel 2004 da Biblioteca Sala Borsa Ragazzi di Bologna, in collaborazione con le biblioteche Lame, Ginzburg, Spina, Villa Spada di Bologna e la biblioteca “8 marzo 1908” di Ozzano, con il coordinamento di Hamelin Associazione Culturale
Storie con bambine borghesi
Come Roald Dahl, che come potete leggere nella pubblicazione che vi ho linkato qui sopra, inserisce spesso nelle sue storie pochi adulti “illuminati” che stanno dalla parte dei bambini e li aiutano, fa anche Bianca Pitzorno, che si scaglia apertamente, nel suo libro “Storia delle mie storie“, contro chi pensa che gli scrittori di letteratura per l’infanzia debbano a tutti i costi educare, edulcorare, blandire, come ho raccontato qui.
Le sue storie, come dice lei stessa fuori dai denti, sono scritte con protagoniste bambine borghesi: i temi complessi vanno affrontati con cognizione di causa e perché, dice lei a chi le rimprovera di rendere protagonisti delle sue storie solo un certo tipo di bambino, anzi, di bambina, non lasciar raccontare di bambini che noi non siamo stati a
[…] scrittori africani, sudamericani, esquimesi, zingari, che non volevano dimostrare niente, insegnare niente, esortare o convincere nessuno, ma solo raccontare, solo rappresentare la loro realtà. Tutti gli altri romanzi di questo soggetto, al di là delle buone intenzioni, suonano falsi, costruiti artificialmente col solo scopo, noioso e respingente per qualsiasi lettore, di dimostrare che dobbiamo essere buoni, o peggio ancora tolleranti con quelli che sono diversi da noi.
tratto da “Storia delle mie storie. Miti, forme, idee della letteratura per ragazzi” di Bianca Pitzorno, Il Saggiatore, 2006, pag.160
Forse che queste storie non si meritino di non risultare semplificate ed appiattite, senza pretendere di assumere uno sguardo di vite che non conosciamo con una prospettiva esterna, “da turisti”, ma ricche e vibranti di vera cultura, per permetterci di conoscerla davvero e non per mettere una tacca al politicamente corretto? Io credo di sì, e credo che i bambini lo capiscano molto bene.
Se ci pensate, tra l’altro, raramente i bambini sono ipocriti come capita a noi di esserlo da adulti: dicono quello che pensano, come lo pensano.
Allo stesso modo, la Pitzorno dice di scrivere con protagoniste bambine (ma non soltanto libri per bambine) perché le conosce meglio, visto che anche lei lo è stata, e che le sue sono “storie ‘borghesi'” perché questa è la sua matrice, il che non vuol dire ignorare il resto del mondo, ma non pretendere di appiattirlo, e narrare invece l’incontro con l’altro dal punto di vista di chi lei stessa conosce bene. Per questo contesta ciò che le chiedevano spesso critici o insegnanti: di scrivere storie con protagonisti maschi, visto che, superati gli undici anni, le femmine continuano a leggere di protagonisti maschi e femmine e i maschi no.
Quindi, invece di invogliare a leggere i suoi libri con protagonisti femminili ai ragazzi, si cercava di farle scrivere libri che accontentassero maschi con protagonisti come loro; peccato che, dice la scrittrice, non ci si sogni di chiedere cose simili, dal punto di vista della diversità, che sia geografica o di sesso, alla letteratura per adulti e che pertanto la letteratura per l’infanzia viene vista più nei termini educativi e di promozione della lettura che di letteratura vera e propria.
Il fatto che non voglia insegnare a tutti i costi qualcosa in modo artificioso, ma descrivere e divertire, si avverte in effetti nei suoi romanzi e non è solo una dichiarazione programmatica nei suoi saggi.
È molto più liberatorio e rispettoso delle differenze sentirsi dire le cose come stanno da Roald Dahl o da Bianca Pitzorno, partendo da qui con l’apertura di chi vuole conoscere davvero il mondo e tutti coloro che sono diversi da noi (e noi, a nostra volta, siamo anche per loro diversi), piuttosto che portare avanti ideologie di facciata.
A cosa serve, quindi, leggere questi libri da bambini, continuando a rileggerli anche da adulti, vaccinandosi fin da piccoli al politicamente corretto e all’ipocrisia?
A non farla poi, da grandi, troppo semplice.
Suggerimento di lettura: “Le streghe” di Roald Dahl è uno dei suoi libri più divertenti, politicamente scorretti e allo stesso tempo malinconici.
Come sempre, se vi interessano queste tematiche e volete essere aggiornati per primi sui miei nuovi percorsi, potete iscrivervi alla mia newsletter da qui, vi aspetto!
P.S.: ancora statue nella foto in apertura, direte voi, e ancora Central Park! 😛 Già, non potevo non inserire in quest’articolo la statua dedicata ad “Alice nel paese delle meraviglie”, libro per bambini (e per adulti) con mille piani di lettura possibili.