Buongiorno!
D’accordo: ci siamo già decisamente portati avanti, per tutto il mese di settembre e di ottobre, con le letture di paura e del brivido, in previsione di Halloween.
Così, oggi ho deciso di portarvi sul blog tre romanzi per ragazzi: se non avete l’abitudine a leggerli anche da adulti vi avviso che potreste stupirvi per i temi forti, capaci di parlare ad ogni età, per la bellezza dello stile e per la complessità dei sentimenti che ritraggono.
Sono consigli tratti da recensioni che ho condiviso nel tempo sui social e che sono certa in molti si perdano: il mio proposito è di portare man mano, per far restare, qui e in newsletter anche tutti i contenuti corposi e compositi che condivido e continuerò a condividere sui social.
Siete pronti ad immergervi in storie bellissime?
“Le rose di Shell” di Siobhan Dowd
“Qualcosa era scivolato via da lui, come una fune da ormeggio, o un saldo corrimano, così come era scivolato via da lei. Era come se entrambi fossero stati abbandonati, lasciati nello stesso posto buio e senza speranza. Shell raggiunse la porta, alla cieca. Non si poteva voltare, altrimenti Padre Rose avrebbe visto in che cosa si era trasformata.”
(tratto da “Le rose di Shell“, di Siobhan Dowd, trad. di Sante Bandirali, uovonero edizioni, 2016, pag. 163)
Shell vive a Coolbar, in Irlanda. Con lei ci sono Trix e Jimmy, la sorellina e il fratellino di cui a soli quindici anni deve occuparsi perché l’amata mamma è morta e il papà li lascia spesso soli.
Ha trovato infatti conforto in una religione fatta di riti e di regole e ancor di più nell’alcool.
Shell è ancora più sola quando litiga con la migliore amica Bridie, l’unica con cui potesse parlare e confidarsi anche su ciò che stava accadendo al suo corpo. In mezzo c’è un ragazzo, Declan, di cui Shell accetterà l’invito ad andare a fare la Maria Maddalena nel campo dietro casa più per fuggire dal padre che non sapendo cosa voglia davvero dire.
L’unico che le rimane è Padre Rose, che ha appena nove anni più di lei e che quando le chiede come sta è perché gli interessa per davvero capirlo.
Ma per le donne del paese non è ammissibile che Shell venga scarrozzata su Jezabel, la macchina del giovane prete che per Shell è bella “come una canzone pop“.
Chi aiuterà Shell quando avrà bisogno di un aiuto più adulto di quello di Trix e Jimmy, perché ormai c’è in gioco molto di più di qualche consiglio da cercare su un libro rubato in biblioteca e dedicato all’anatomia umana?
La storia di Shell mi ha strappato il cuore e al contempo fatto arrabbiare tanto.
Lo stile di Siobhan Dowd è poetico come gli occhi della ragazza ingenua che guarda il mondo e viene lasciata da sola, e crudo al tempo stesso nel nominare i dettagli, nel non celare nulla di una vicenda di solitudine, di legami che si rinsaldano e di facce che si voltano fingendo di non vedere o pronte a sputare sentenze.
La chiusura di una comunità in cui una ragazzina è molto più adulta nell’affrontare a testa alta ciò che le capita di una miriade di “adulti”, un ragazzo che non promette di essere nulla di più di ciò che appare, un ringraziare per le cose buone e anche per quelle cattive di chi trova la forza anche grazie all’amore che prova e che continua a provare.
Questo romanzo per giovani adulti è bellissimo: leggetelo.
“Te la sei cercata” di Louise O’Neill
“Vorrei…non lo so che cosa vorrei.
Mi stendo sul letto a fissare sul soffitto la costellazione di adesivi che brillano al buio; il retro delle mie gambe è appiccicoso sulla stoffa umida. Il caldo è opprimente, è quasi come se mi schiacciasse, come se potesse aprirmi un solco nella pelle.
Mi giro sulla pancia, poi di nuovo sulla schiena, poi mi rannicchio su un fianco, ma è tutto inutile.
Resto così per ore.”
(tratto da “Te la sei cercata” di Louise O’Neill, trad. di Anna Carbone, Il Castoro, pag.29)
Emma O’ Donovan ha diciotto anni e ha una vita (apparentemente) perfetta.
È bellissima e desiderata da tutti i ragazzi, allo stesso tempo cercata come amica da ogni ragazza.
Sa cosa significhi essere popolare e vive però nella costante ricerca di conferme.
Se volesse, potrebbe avere anche il fidanzato della sua migliore amica.
Non ha bisogno di essere gentile o di ricambiare i favori che le vengono fatti: lei è al di sopra di ogni sguardo di disapprovazione, di scherno per il suo lasciarsi andare troppo facilmente, di tristezza per ogni emozione calpestata.
Ma poi arriva una festa in cui beve troppo, tanto da non ricordare più nulla di quello che è successo. Una notte che viene però documentata dai ragazzi che approfittano del suo stato per usarle violenza.
Il giorno dopo compare una pagina in cui vengono caricate foto in cui Emma sembra davvero non essere cosciente, eppure tutto il paese è pronto a dividersi, pro o contro la ragazza di Ballinatoom.
Un romanzo durissimo sulla violenza e sul puntare il dito contro la vittima.
Un romanzo in cui continuiamo a ripetere insieme ad Emma i commenti con cui il suo corpo è stato marchiato.
Non c’è la possibilità, per la protagonista, di rientrarci in quel corpo, di riappropriarsene: perché non ricorda nulla e perché da quel momento non farà altro che chiedersi se le cose sarebbero andate diversamente, se lei fosse stata vestita in un altro modo o se i suoi occhi fossero stati più vicini o se, se, se.
“Un’estate da morire” di Lois Lowry
“Perché avevo voglia di piangere quando smise di parlare? Non so nemmeno cosa significhi evanescente. Ma qualcosa scaturì dentro di me come cioccolato fuso: dolce, caloroso e così intenso che ne basta poco per soddisfarti. Era perché qualcuno, un vero amico, sentiva esattamente le mie stesse emozioni, a proposito di qualcosa che per me era più importante di tutto. Scommetto che ci sono persone che vivono una vita intera senza provare niente di simile. Me ne stavo seduta con una mano avvolta intorno alla tazza calda di tè, e sorridevo a Will.”
(tratto da Un’estate da morire, Lois Lowry, trad. di Enrico Santachiara, 21lettere, pag.63)
Questa storia si apre con una riga tracciata a dividere una stanza: il disordine della protagonista Meg da un lato, la perfezione della sorella Molly dall’altro.
Già: Molly è perfetta, bella e ammirata. Sa cosa dire alle persone e la stessa Meg rimane spesso suo malgrado ad ammirarla, proprio lei che si sente determinata e insicura, con questo connubio che sembra crearle molti fastidi.
Questo non le vieta di appassionarsi alla fotografia e di conoscere Will, l’anziano amico che abita vicino alla casa che la sua famiglia ha affittato per le vacanze.
Will sembra arrivato da un’altra epoca ma vede Meg fin da subito per come è.
L’estate trascorre serena, mentre il papà scrive un libro che è il motivo per cui si sono ritrovati tutti a passare l’estate nella quiete della campagna e la mamma cuce una trapunta che conterrà per sempre i loro ricordi.
Finché a Molly non comincia a sanguinare il naso e tutto cambia.
Sentiamo la rabbia di Meg, che vuole almeno che ci sia un perché. I suoi incubi, la sua impotenza e la sua rabbia distano anni luce dal modo che avrebbe la stessa Molly di affrontare la cosa e con lei la mamma, così simile.
Ed è davvero l’impotenza che terrorizza tutti, però, che si tratti di far nascere un bambino, quello di Ben e Maria, i due adorabili vicini che arrivano a dare un senso ad una casa vuota, oppure di sapere che tua sorella sta morendo.
Un libro che trae spunto dalle vicende dell’autrice, come ci racconta alla fine.
Un libro dolcissimo e spietato, che vi rimarrà attaccato alla pelle.