Buongiorno e buon martedì a tutti!
Vi ho raccontato che mercoledì 20 e giovedì 21 novembre mi aspettavano due mattinate di Formazione a colazione da tenere presso Le spezie gentili, come evento in anteprima in cui dare un assaggio dei miei percorsi disponibili da gennaio 2020.
Sono qui per raccontarvi com’è andata.
Inizi difficili
No, non sto parlando dei miei, ma di quelli di alcuni dei personaggi da cui ci siamo fatte aiutare ed ispirare grazie al terzo occhio dell’immaginazione caro anche a Stephen King (e dal suo passo di Danse macabre ci siamo appunto mosse).
Il tema delle due mattinate passate insieme era: come possiamo, noi liberi professionisti, rendere la lettura, e quindi la letteratura, una nostra alleata?
Mi è sembrato che lo stato d’animo che più si avvicinasse al nostro da libere professioniste fosse quello che hanno in comune i bambini spaventati e coraggiosi di alcune libri per ragazzi, con gli adolescenti innamorati e insicuri di altri.
Ho scelto quindi di focalizzarmi su un’atmosfera e su uno sguardo: ho dovuto farlo quando ho iniziato a lavorare sul materiale che avevo in mente e mi sono resa conto che la mole di collegamenti che avevo individuato avrebbe rischiato di farci scivolare la mattinata tra le mani, uscendone con troppi spunti e la difficoltà di tenerne a mente qualcuno.
Per questo ho creato un percorso, tracciando una strada nello spazio e nel tempo e percorrendola insieme, lasciando lo spazio per il confronto.
Nonostante le tematiche delle due mattinate fossero le stesse, mi ha stupito quanto due gruppi eterogenei abbiano dato una direzione diversa a ciò che abbiamo rinvenuto insieme nelle storie.
La letteratura in cui ci siamo immerse ci ha fornito le basi per fare tre cose:
- uscire dalle nostre rispettive solitudini, per allargare lo sguardo grazie all’accesso nell’interiorità dell’altro (quello sulla pagina, ma anche colei seduta al nostro fianco :));
- allenare un terzo occhio molto potente: quello dell’immaginazione, che ha fatto sì che bambini ed adolescenti sulla pagina ci sembrassero vicini e uguali;
- iniziare ad arredare una stanza tutta per noi, in cui tornare a rannicchiarci nei momenti bui e a ballare sul nostro tappeto colorato in quelli in cui c’è da festeggiare. Con i miei percorsi vorrei infatti tenermi lontano da una visione del libro come feticcio, della letteratura come strumento unicamente consolatorio: ci aiuta a tirar fuori la luce, ma anche le nostre ombre.
Per trovare soluzioni diverse, nelle nostre attività, dobbiamo allenarci a pensare diversamente: ne abbiamo avuto una prova insieme, quando c’è stato chi ha visto in Matilde che cerca un mondo più su misura dei propri valori un analogo di se stessa nel momento in cui ha lasciato l’azienda in cui lavorava per plasmare un pezzetto di mondo con il proprio sguardo, grazie alla libera professione.
Abbiamo parlato di inizi difficili e di come allenarsi a trovare i nostri riferimenti, cartacei ed in carne ed ossa, fosse ciò a cui potevamo attingere dalle storie che avevo selezionato.
Ci siamo riconosciute la ribellione del bambino nel sobbarcarci l’onore e l’onore di cambiare tutto, lasciando le certezze alle nostre spalle per veleggiare insieme nel mare delle infinite libertà (e altrettante paure) da libero professionista.
Contesto e aneddoti; trama e lettura di brani; infine, il confronto, libro dopo libro, storia dopo storia.
Ed è stato bellissimo e ha funzionato.
Trovare la propria voce (e il proprio volto)
Come fare a non lasciarci schiacciare dalle definizioni che gli altri danno di noi?
Scoprendo in un libro, con commozione, come i veri amici riconoscano il nostro essere “ragazzi da parete“: il ribaltamento è che lo considerano la nostra caratteristica unica e distintiva e portatrice di nuovi sguardi per chi ci sta intorno.
Come scegliere la voce con cui presentarci e, nondimeno, anche il nostro volto, come fa la piccola Karen?
Temporalmente e concettualmente successivo al problema degli inizi difficili, c’è proprio quello, da libero professioniste, di come fare a sottrarci al conformismo, per individuare e quindi lasciare libera di parlare la nostra voce, unica e speciale.
E, forse, riusciremo a far tacere quel chiacchiericcio interno, ben più invasivo di quello di chi ci sta intorno, prendendo esempio da chi trova nell’arte, nelle storie di mostri e nella propria immaginazione la forza di resistere ai soprusi che la vita mette davanti fin da piccoli.
Muovendoci tra graphic novel e romanzi, abbiamo (ri)scoperto l’importanza di aprirci alla nostra curiosità, per intraprendere la strada che ci porterà a diventare chi siamo destinati ad essere, noi soli.
Avrete notato che non vi ho raccontato tutti i libri di cui abbiamo parlato: questo perché, aggiungendo quelli che ho dovuto a malincuore scartare per motivi di tempo, forniranno la base per uno dei percorsi che offrirò da gennaio; sarà peculiare, rispetto agli altri tematici di cui ho accennato, perché vi porterò per una strada tracciata a spasso per la letteratura, per trovare strumenti e nuovi sguardi.
Caratteristiche necessarie ad affrontare questa traversata: curiosità e apertura, ricettività e voglia di libertà :).
Come sempre, se vi interessano queste tematiche e volete essere aggiornati per primi sui miei nuovi percorsi, potete iscrivervi alla mia newsletter da qui, vi aspetto!
La foto è di Valeria Farina: il fatto che sia sgranata è colpa mia perché l’ho presa dalle Stories di Instagram in cui mi ha taggato, perché mi ritraeva felice come mi sentivo :).
Suggerimento di lettura: “La mia cosa preferita sono i mostri” di Emil Ferris, una graphic novel di cui ho parlato e che ha lasciato a bocca aperta. Karen si rappresenta come un piccolo licantropo e nel suo universo i mostri sono amici: ben più spaventosa è la realtà, in cui si intrecciano il suo privato, con razzismo, povertà, malattie, esclusione sociale, e la Storia, tra l’Olocausto e l’assassinio di Martin Luther King.