Buongiorno!
Oggi parliamo di storie che ho letto e che ho guardato che hanno una caratteristica in comune: sono storie di eredità e di legami familiari, che li indagano con sguardo critico e consapevole.
Che dite, iniziamo? 🙂
Non di sole saghe familiari
Amo molto le saghe familiari: sono cresciuta leggendo Cent’anni di solitudine e La casa degli spiriti, Gli occhi gialli dei coccodrilli e L’amica geniale (anche se quest’ultima rientra fino a un certo punto nella definizione).
Amo ciò che queste storie mettono in campo: l’indagine dell’identità e delle radici, di chi siamo e di chi possiamo diventare grazie a e nonostante, gli allontanamenti e lo scoprirsi vicini e simili, a volte.
E non solo: ho guardato tutte le undici stagioni di Modern Family ridendo e singhiozzando – invece con This is us no, non ce l’ho fatta, e per preservare le mie ghiandole lacrimali messe a durissima prova l’ho abbandonato.
Ma non di sole saghe vivono le storie di famiglie.
Uno dei miei film natalizi preferiti è The family stone, in cui una famiglia si ritrova per Natale nella casa dei genitori e la fidanzata di uno dei figli non viene decisamente ben accolta, complice un carattere non proprio dei più affabili.
In tutte queste storie si trovano rancori mai sopiti e grande affetto, momenti di nervosismo che portano a sfiorare la tragedia e ricordi da rievocare, risate, lacrime e allontanamenti dovuti.
Non sempre e non per tutti una famiglia è un luogo felice, e allora c’è quella che ci si sceglie e quella da cui ci si allontana.
E poi ci sono famiglie difficili come nel film I segreti di Osage County, che ho visto per la prima volta di recente, che si basa su un’opera teatrale vincitrice del Premio Pulitzer.
Da spettatori assistiamo con dolore, imbarazzo e un gran senso di impotenza al dramma di una famiglia che si riunisce dopo che il nonno scompare nel nulla. All’ombra di una nonna e madre decisamente ingombrante, vecchi rancori e nuovi motivi di scontro infiammeranno i giorni che saranno costretti a passare insieme.
Eredità inconsapevoli
Di recente mi ha davvero travolta la lettura di Quaderno proibito di Alba de Céspedes. Una donna figlia del suo tempo (siamo negli anni ’50), Valeria, prende consapevolezza per la prima volta della propria vita nel momento in cui inizia a scrivere su un quaderno i fatti della sua quotidianità e si scopre relegata in una vita familiare, con un marito e due figli, che avrebbe potuto essere molto diversa.
L’aspetto molto interessante è anche quello legato all’eredità di modi di pensare che Valeria sente di aver acquisito dalla madre e su cui apre gli occhi anche grazie allo scontro con la figlia che rivendica invece la libertà di vivere nel suo personale modo e le rimprovera di averle sempre messo davanti agli occhi, con il suo esempio, un modello femminile svilente e sbagliato.
Anche quando Valeria prende consapevolezza di un altro modo possibile, si ritrova molto spesso a farsi tirare indietro da antiche catene, senza mai davvero riuscire a liberarsene.
Graphic novel da leggere
E anche nella graphic novel La gabbia di Silvia Ziche troviamo una storia che ritrae legami che soffocano e, lungi dal far sentire protetti, si limitano ad incatenare.
La madre della protagonista è appena morta ma questo non significa che se ne sia andata.
Si presenta anzi in un assetto che crediamo sia familiare ad entrambe: con una scopa in mano inizia a ramazzare in giro, sottolineando i propri rimproveri costanti alla figlia con gesti decisi e senza scampo.
Ripercorriamo così la storia di un legame più di sangue che d’affetto, in cui un malessere causato dalla depressione inghiotte tutto e tutti, compresa una figlia che si sente privata dall’amore e che si porta dietro questa mancanza nei propri rapporti successivi.
Rinegoziare le reciproche posizioni dipende da entrambe, e anche decidere cosa fare di ciò che è toccato in sorte.
Vi consiglio anche la graphic novel di Zerocalcare Dimentica il mio nome.
Quando muore l’amata nonna, il protagonista intraprenderà un viaggio nei ricordi sepolti della propria famiglia.
Chi sono veramente le persone che siamo sempre stati abituati a vedere solo in funzione del nostro legame con loro?
Siamo disposti a vederli per davvero?
Buone letture 🙂