Buongiorno a tutti!
Torno sul blog dopo una rigenerante pausa di vacanza.
Il 2020 non è stato un anno facile per nessuno: rientro comunque tra i fortunati che hanno sentito il fardello dell’incertezza pesare sulle proprie spalle e poco più.
Così, quando mi sono messa a pensare agli argomenti con cui mi sarebbe piaciuto inaugurare l’anno, mi sono venuti in mente i nuovi inizi.
Che siano quelli di un’attività, di un amore o di una casa in cui ci trasferiamo: avete presente quel mix di entusiasmo e di paura schiacciante?
Tra qualche settimana arriverà un nuovo percorso: farà per voi se volete un gruppo con cui leggere bei libri, che saranno uno spunto da cui intavoleremo discussioni e confronti sulla libera professione, attraversando insieme, tappa dopo tappa, tanti degli stadi che viviamo da libere professioniste. Qualche spoiler arriva dal magnifico pattern che trovate nel template in apertura, creato da Laura Calascibetta (squadra che vince non si cambia!).
Lo faremo con i romanzi, per bypassare il filtro razionale (secondo l’azzeccatissima definizione di Mary, che ci è già passata).
Ecco: per oggi ho scelto tre libri da consigliarvi – un thriller-horror, un libro per ragazzi ed un romanzo non di genere – con cui parlarvi di un aspetto comune a molti di noi quando si parla di nuovi inizi.
Ma prima, vi racconto una storia.
Tornare dove sono già stata
Lo ammetto: ho capito con il tempo di preferire i rimorsi ai rimpianti.
Quando pensavo al mio lavoro dei sogni, mi terrorizzava la prospettiva di non trovare quello giusto per me, che mi permettesse di dare forma ad un angolino di mondo con la spinta dei miei valori. Di appiattirmi, abituarmi, accontentarmi, per poi ingrigirmi.
Nel 2020 ho compiuto 33 anni: sono felice di sentire ancora quello sguardo curioso ed aperto che avevo da bambina. Certo, un po’ appesantito a volte, più preoccupato a tratti. Ma mai domato.
Ma cosa significa per me, quello sguardo bambino di cui parlo spesso?
Significa essere passati attraverso esperienze dolorose, continuando a pensare che valga la pena soffrire, facendosi una piccola corazza, senza indurirsi troppo.
Significa non essere stanchi degli altri facendo di tutta l’erba un fascio, ma avere ancora la voglia di conoscere nuovi amici.
Significa, alla fine di una giornata di lavoro, avere la voglia di raddrizzare una giornata stanca con una cenetta e un buon film, anche se non si può uscire.
Significa non brontolare, ma vedere sempre le alternative.
Qualche tempo fa, mi sentivo fiaccata.
Mi chiedevo se non fossi poi un po’ stupida e testarda, se non mi stessi costringendo a mettere, per guardare il mondo, degli occhiali un po’ troppo piccoli, adatti solo ad un bambino.
Così, senza averlo davvero deciso, mi sono messa a rileggere alcuni classici della mia infanzia.
Così, circa un anno dopo, complice la mia amica Federica De Benedictis che me li ha prestati, mi sono messa a rileggere alcuni libri per ragazzi.
Infanzia e adolescenza: pagina dopo pagina, oltre ad alleggerirmi dalla zavorra di un pensiero troppo adulto, ritrovavo tra quelle parole, personaggi, situazioni la me di allora.
Ci siamo riviste e abbracciate, nello spazio-tempo che è altrove e da nessuna parte di un libro, e ho capito dove tornare, ogni tanto, quando mi sentivo un po’ persa.
Così, come antidoto per fermare il tempo e l’ansia di avere sempre troppi libri da leggere, con la sensazione di non sapere a volte a che punto sono, ho trovato quello di tornare dove sono già stata, senza chiedermi molto. Poi, le domande giuste vengono da sé, ché le risposte non sempre sono ciò che cerchiamo.
Così, troverete oggi e nel percorso che arriverà un po’ anche un po’ di infanzia e di adolescenza (ma non solo): ho sperimentato come sia una strada per ritrovare slancio, nell’oggi da libero professionista, e così sono sicura sarà per altre. Se non volete perdervi il nuovo percorso, questo è il posto giusto :).
1. Dolores Clayborne
“Certe volte bisogna diventare un po’ carogne per sopravvivere”, mi ha detto. “Certe volte fare la carogna è tutto quello che resta a una donna.” Dopodiché mi ha chiuso la porta in faccia…ma con delicatezza. Non l’ha sbattuta.
(tratto da “Dolores Claiborne“, Stephen King, traduzione di Tullio Dobner, Pickwick, 2014, pag. 152-153)
Sarà uno dei libri che leggeremo nel percorso di gruppo Il perturbante come rifugio.
Una lunga confessione a cuore aperto, un’amicizia-scontro al femminile narrata nella sua crudeltà ed estrema dolcezza, uno scontro di classe supposto e mancato, nel riconoscimento di una triste sorte comune.
La durezza dell’esistenza e, nonostante tutto, nel voltarsi indietro, l’amore per chi si è messo al mondo più di ogni cosa.
Un romanzo che ha molto da dire su come non sentirsi inferiori solo perché si ha una vita umile e in salita: la grandezza è una scelta e sarà quella di Dolores.
2. Smitty
Il mio problema è che, fondamentalmente, sono una vigliacca. Eccome. Non sopporto le stranezze, l’anormalità…la malattia mentale, la morte, gli ospedali, il dolore, la sofferenza, i film paurosi, le persone che hanno bisogno di te e scendere in cantina sola di notte […].
(tratto da “Smitty“, Kristen D. Randle, traduzione di Sandra Grieco, Mondadori, 1998, pag.20)
3. La biblioteca di mezzanotte
È facile rimpiangere le vite che non viviamo. Facile desiderare di aver sviluppato altri talenti, accettato altre offerte. Facile desiderare di aver lavorato di più, amato meglio, gestito le nostre finanze in maniera più accorta, di essere stati più popolari, essere rimasti nella band, essere andati in Australia, aver detto sì a un caffé e aver praticato di più il dannatissimo yoga. Non si fa nessuna fatica a sentire la mancanza di amici che non abbiamo mai conosciuto, lavori che non abbiamo fatto e persone che non abbiamo sposato e figli che non abbiamo avuto. Non è difficile guardarci attraverso le lenti di altre persone, e desiderare di essere tutte le caleidoscopiche versioni che gli altri si aspettano che tu sia.
(tratto da “La biblioteca di mezzanotte“, Matt Haig, traduzione dall’inglese di Paola Novarese, edizioni E/O, 2020, pag. 317)
Nora crede di essere un fallimento su tutti i fronti: sono ormai troppi i rimpianti, per riuscire a sopportarli.
Posti in cui non si è trasferita, caffé che non ha accettato, ragazzi sbagliati su cui ha puntato, lavori mancati.
Tutti sanno vivere e fare la cosa giusta tranne lei, su questo non c’è alcun dubbio.
Può capitare di sentirsi impostori rispetto alla vita, strutturalmente inadatti: e Nora, dopo tanti sbagli, finisce per pensarlo di sé stessa.
Così sceglie di lasciare la vita, per ritrovarsi nella Biblioteca di mezzanotte, dove scoprirà di poter dare una sbirciatina a tutte le vite che non ha vissuto.
Una storia in cui la cornice fantastica della biblioteca immersa nel buio e nel silenzio in cui trovare una seconda possibilità mi ha ricordato la fantasia di quei film che guardavamo mille volte da bambini. Una fantasia rassicurante e accogliente, che mette in pace con noi stessi e smussa gli angoli della tragicità della storia per ricordarci che ciò che importa è lo sguardo, non le cose.
Quindi: tre storie, nella loro profonda diversità, che ci dicono che capita a tutti di sentirsi sbagliati, svantaggiati in partenza, impostori in attesa di essere scoperti, inferiori a chi vediamo più bello, ricco, apprezzato.
Capita, e poi può passare: sta a noi scegliere su cosa vogliamo puntare lo sguardo.
Se volete aggiornati per primi sul nuovo che sarà, questo è il posto giusto :).