Buongiorno!
Oggi facciamo un viaggio insieme in una domanda che l’uomo si fa da tempo immemore: cosa c’è oltre la vita? Si può sconfiggere la morte?
Qui sul blog, come nei miei percorsi, filtriamo insieme le storie e facciamo passare quelle profonde, con un punto di vista unico, che possono fornirci materiale di riflessione per le nostre domande filosofiche.
Per chi non si accontenta della superficie ma vuole continuare a scavare, attraverso la letteratura e il cinema, in unione con la filosofia.
Ecco i due consigli di lettura e di visione di oggi.
“La meccanica degli spiriti” di A.J.West – romanzo
Ci sono ancora molti misteri da spiegare, vecchio mio. Oltre al fatto che non c’è abbastanza magia nel mondo, per come la vedo io. Tutti questi bisticci tra i re e i Kaiser si ridurrebbero a un nonnulla se solo ascoltassimo la saggezza dei nostri morti. A quelli come te piace che tutto sia meccanico come le tue pompe e i tuoi aggeggi, ma non date nessunissimo credito all’ignoto. Ci sono più cose al mondo di quante ne potremmo mai comprendere; e che meraviglie!
(tratto da La meccanica degli spiriti, pag. 126)
L’uomo ha da sempre cercato risposte alla domanda se ci fosse una vita oltre la morte.
Questo romanzo ha il pregio di essere ambientato in un periodo in cui la lotta tra spiritismo e spirito scientifico è forte e reale, con la particolarità di un’atmosfera resa più propizia a causa del recente naufragio del Titanic e alle innumerevoli morti che ha portato.
Siamo a Belfast nel 1914 e il protagonista del romanzo, per cui questa domanda diventa di stretta attualità per la propria vita, è quello che non ti aspetteresti.
William Jackson Crawford è un ingegnere che scopre che la moglie si diletta nell’evocazione di spiriti per ritrovare l’amato fratello, morto appunto sul Titanic, con il tramite della medium Kathleen Goligher.
Se lui è scettico, noi lo siamo con lui.
Ma poi succede qualcosa che fa sì che quelle che prima non erano altro che sciocchezze, per lui diventino una possibilità reale, da indagare a fondo.
La cosa affascinante di questo romanzo, tratto da eventi reali, che lo rende diverso dal solito è che:
- abbiamo un protagonista dalla mente razionale che viene obbligato dal proprio dolore a dare una possibilità a un altrove con cui provare a comunicare. E non solo: il protagonista cerca di usare un modello scientifico per spiegare fatti che mai avremmo considerato misurabili o rilevabili. Noi ci chiediamo: dobbiamo davvero dare una possibilità al soprannaturale, oppure il dolore ha annebbiato la mente di William?
- Ci mostra da vicino quanto il dolore per la perdita di una persona amata possa rendere una persona preda di pensieri che, normalmente, non avrebbe mai avuto. Con lui, anche noi ci chiediamo quale sia la realtà e davvero non intravediamo la soluzione prima di un finale che rimescola ancora una volta le carte.
Una curiosità: a un certo punto saltano fuori anche due personaggi celebri che interagiranno con il protagonista.
Il romanzo mi è stato prestato da una cara amica, Federica De Benedictis, che mi ha detto: “Leggilo, ti piacerà!”.
E se questa breve descrizione vi ha incuriosito, giro l’invito anche a voi :).
“Life after Beth”di Jeff Baena – film
Life after Beth ci porta nella mente e nel cuore di Zach, il nostro giovane protagonista perdutamente innamorato della fidanzata Beth.
Peccato che Beth, quella del titolo, sia appena morta.
Zach è distrutto e non riesce ad andare avanti con la sua vita.
I genitori lo spronano a reagire, ma lui si trascina per casa senza mangiare e passa il suo tempo su una sdraio della piscina a fissare il vuoto, con occhiali da sole e vestiti funerei.
L’unica cosa che sembra farlo stare un po’ meglio è parlare con i genitori di Beth e condividere con loro ricordi e oggetti appartenuti a lei.
Finché un giorno, i genitori di Beth diventano evasivi e non si fanno più trovare. Quello che Zach intravede spiando da una finestra è impossibile, giusto?
Eppure, quella che cammina con tranquillità nel corridoio sembrerebbe proprio la sua Beth.
È un film interessante perché:
- sotto le spoglie della commedia horror cela un’atmosfera dolente e riflessioni profonde. Fa ridere, sì, ma ci parla anche dell’ineluttabilità della morte e di quanto sia difficile concepirla e accettarla;
- ha la sua forza nell’empatia che proviamo per il protagonista. Noi sentiamo il dolore di Zach e la sua folle felicità quando sente che no, potrebbe non essere finita: forse la morte è uno stato reversibile e lui potrebbe avere una nuova possibilità con la sua Beth.
Se siete qui forse già sapete che penso che ci sia una profondità di visione di grandi temi, nell’oscurità:
[…] l’horror ci permette di parlare di grandi tabù. Rispetto al senso comune per cui questo genere parlerebbe solo di cose superficiali e poco importanti, ci permette ancora una volta di affrontare concetti di cui non si ama parlare nella nostra società.
Penso alla vecchiaia, alla malattia, alla solitudine, al male in noi e negli altri, come abbiamo sempre visto, e naturalmente alla morte, uno dei suoi temi portanti e che ritroviamo sottostante ad ogni sua storia. Grazie al suo linguaggio simbolico non dobbiamo fissare questi tabù negli occhi ma potremmo accorgerci dopo la lettura o la visione di quello con cui siamo davvero entrati in contatto.
(tratto dal mio saggio “Non aprite quel libro! Un saggio sull’horror e sul perché ci piace provare paura“, pag.34)