«Cedere il controllo è contrario alla direttiva di sopravvivenza.»
(tratto da Danse macabre, pag.121)
Buongiorno a tutti!
Gli ultimi due mesi hanno significato per me un’immersione oscura e costante in libri di paura.
La scorsa settimana ho infatti tenuto il webinar “Piccoli atti di disobbedienza: la paura” e ieri è iniziata la seconda edizione de “Il perturbante come rifugio“.
Più leggo, più studio e più ne parlo con le mie magnifiche partecipanti – la mia felicità per i gruppi che si sono creati, di persone curiose e ricettive e aperte a leggere e parlare di paura è ormai difficilmente contenibile – e più mi si chiariscono alcune cose.
Perché iniziare o continuare a leggere libri di paura
Parlo di paura, perché come abbiamo visto durante il webinar come l’horror sia definibile in modo meno circoscritto e certo di quanto potremmo immaginare ad una prima, superficiale indagine:
- si delinea tramite il suo scopo: suscitare la nostra paura, con il fine di esorcizzarla;
- non contiene solo il soprannaturale;
- usa la metafora e l’allegoria per sbatterci in faccia – e farci ricordare per lungo tempo nei nostri sogni – ciò che ci tormenta.
Abbiamo visto nel webinar, tra le altre molte cose, quanto nell’horror si specchi infine una paura primigenia e di base, pazzesca e nera: quella del cambiamento.
L’horror ci mostra quanto la nostra illusione di controllo sulle cose sia effimera.
E quindi, perché dovremmo andare in cerca della paura su carta o su pellicola?
Non basterebbe un intero libro per parlarne, ma qui voglio dare oggi una motivazione a chi ancora tentenna.
Ieri, al Perturbante, abbiamo visto echeggiare tra le nostre parole un termine: vulnerabilità.
Leggere di paura significa aprirsi alla nostra vulnerabilità e farlo in uno spazio sicuro.
Vulnerabilità va a braccetto con sensibilità: io sono una spugna, e lo sono sempre stata.
Percepisco in una stanza tensioni e non detti, stati d’animo e sensazioni. A volte mi sbaglio e anche di molto, perché una lettura emozionale del mondo può sempre scontrarsi con la soggettività del sentire.
Eppure non posso fare a meno di pensare, e le mie partecipanti me l’hanno confermato, ad una predisposizione a leggere di paura come inestricabilmente collegata ad una tendenza, ad avere paura nella vita di tutti i giorni, a vedere lo spaventoso tra le righe.
Quando chiedono a King di cosa abbia paura, lui risponde: di tutto.
Se sulla carta possiamo fare esperimenti al sicuro, da lettori e da scrittori, ripenso a quando mi sono addentrata nell’horror da piccola, allora intuendo soltanto, ma fidandomi del mio cieco istinto sul fatto che fossi sulla strada giusta.
Posso ricordare i momenti della mia vita in cui mi sono ritrovata terrorizzata e spesso avevano proprio a che fare con questa cosa, anche se in quel momento non me ne rendevo certo conto con chiarezza: il velo illusorio si è squarciato e l’ho percepito chiaramente, ho percepito la sua esistenza e mi ha lasciato intravedere ed accorgermi di quanto poco fosse veramente in mano mia.
A questa convinzione ha sempre fatto seguito in me un ottimismo e un volgere il viso verso il sole, verso le persone luminose e capaci di tenere le cose più salde.
Così, da sempre lotto per tenere io le briglie di ciò che mi accade, e per fare tutto ciò che è in mio potere perché ci si avvii sulla strada giusta.
Tuttavia, leggere la paura continua ad allenarmi, in modo controllato e sicuro, perché possa abituarmi a cedere il controllo, quando devo farlo nelle mie giornate, perché a volte non c’è altro che possiamo fare, e non accettarlo può esporci a rischi maggiori dell’avviarci sulla strada dell’accettazione.
Ed ecco perché anche voi dovreste leggere libri di paura.
Consigli di lettura: libri di paura
Non aprirò qui un’altra immensa parentesi sulla soggettività di ciò che ci fa paura.
Mi limiterò ad elencarvi alcuni libri che erano rimasti esclusi dal webinar e dal percorso per motivi di spazio e altri nati dalle richieste su Instagram, che vanno a toccare corde diverse e che spaziano dall’inquietudine al terrore.
- La donna perfetta: “Pubblicato per la prima volta nel 1972, in piena rivoluzione femminista, La donna perfetta apparve allora come un «agguato al movimento di liberazione» della donna (New York Times), un irresistibile racconto moraleggiante sulla rivincita degli uomini. Oggi, a quarant’anni di distanza, in un’epoca in cui,come scrive Chuck Palahniuk nell’introduzione a questa edizione, «tornano reggiseni, busti, pinzette curvaciglia» e «Stepford è dappertutto», l’opera di Ira Levin ci appare come un magnifico, inquietante libro profetico.” (dal sito dell’autore)
- Il libro delle storie di fantasmi: “elusivi e imprevedibili sono i fantasmi tratteggiati dagli autori dei quattordici racconti scelti e qui riuniti da Dahl con mano maestra.” (dal sito dell’autore)
- Ai confini della realtà: “[…] i desideri prendono vita, le illusioni si materializzano e la magia funziona davvero, i deboli hanno la forza dei titani e macchine miracolose sono in grado di salvare il genere umano, o di distruggerlo per sempre.” (dal sito dell’autore)
- Marina: “Scrivendo Marina ho avuto l’impressione che la sua storia avesse il sapore di un addio, e ho capito che qualcosa dentro di me, qualcosa d’inspiegabile che adesso mi manca, si era per sempre perso fra le sue pagine.” (dal sito dell’autore, che riporta le parole di Zafón)