Il più antico e intenso sentimento umano è la paura, e il genere di paura più antico e potente è il terrore dell’ignoto.
(tratto da L’orrore sovrannaturale nella letteratura, contenuto in Teoria dell’orrore. Tutti gli scritti critici di H.P. Lovecraft, a cura di G. De Turris, Castelvecchi, 2001, pag. 169)
Buongiorno!
Oggi affrontiamo un argomento che non può di certo essere esaurito con un articolo: questo vuole quindi essere un insieme di motivazioni a cui far seguire uno studio sul campo immergendosi nell’esperienza di lettura, nella successiva analisi guidata da me e nel dibattito che avranno spazio nel mio nuovo percorso.
La domanda è: perché avvicinarsi al genere horror? Perché farlo anche se non l’hai mai fatto prima, perché esplorare la paura attraverso le storie?
Iniziamo.
Perché l’horror?
Il fascino del macabro spettrale è generalmente limitato perché richiede al lettore un certo grado d’immaginazione r la capacità di distaccarsi dalla vita di tutti i giorni. Relativamente pochi sono abbastanza svincolati dalle incombenze del tran-tran quotidiano da reagire a stimoli esterni ad esso, e i racconti di sentimenti e avvenimenti comuni, o di banali distorsioni emotive di tali sentimenti e avvenimenti, occuperanno sempre il primo posto nei gusti dei più; a ragione, forse, perché naturalmente tali argomenti banali costituiscono la parte più grande dell’esperienza umana. Ma le persone sensibili saranno sempre dalla nostra parte […]
(tratto da L’orrore sovrannaturale nella letteratura, contenuto in Teoria dell’orrore. Tutti gli scritti critici di H.P. Lovecraft, a cura di G. De Turris, Castelvecchi, 2001, pag. 169-170)
Ci sono cose con cui, in quanto esseri umani, dobbiamo fare i conti, che fanno paura.
Perché il male esiste e molti scrittori hanno scelto di indagarlo e di aprire, di spalancare le porte all’abisso, all’oscurità, di farsene attraversare e di donarci storie.
Storie in cui quel male e quella paura vengono indagati da prospettive molteplici e soggettive.
Storie avvincenti, in grado di catturarci e di risputarci fuori da quelle fogne, da quelle cantine, da quegli antri freddi, del tutto cambiati.
Esplorare la paura, la propria, su carta e su pellicola significa farlo sempre riconoscendosi in quella esplorata da un altro o da un’altra, da un altrove che a volte ci aiuta mettendosi grazie alla fantasia in relazione ai nostri luoghi spaventosi in modo meno diretto.
Ci permette di affrontare quel magma oscuro senza essere davvero soli, sentendo assai vicino chi ha avuto la maestria di tradurlo in parole e immagini e sapendo che non siamo gli unici a vedere dietro quel velo.
L’horror squarcia il velo delle nostre illusioni
Le nostre illusioni di essere al sicuro.
Di poter governare le cose, di saperlo fare.
Di sapere cosa c’è dietro l’angolo di quella casa, al bivio di quella scelta, oltre quel tempo, nel futuro.
E al tempo stesso ci accomuna, ci fa sentire come non mai fratelli e sorelle, capace di spogliarci di quella maschera di civilizzazione che utilizziamo e di scoprirci spaventati, insieme.
E ci permette di dirlo, ci aiuta a dirlo.
Tutto questo può sembrare spaventoso, ma può esserlo molto di più non avere nessuno con cui affrontarlo.
E può essere anche molto liberatorio.
Catartico.
Scopo dell’horror è suscitare la nostra paura con il fine di esorcizzarla (Fonte: Guida alla letteratura horror).
Anche quando non tutto si ricompone.
Un genere eversivo e reazionario
L’horror può farsi portatore di uno scarto, di una novità.
Può celebrare l’assenza di regole e permetterci di esplorare ciò che intravediamo oltre.
Al tempo stesso e in occasioni diverse, può essere un genere che mette in guardia chi vuole andare nel bosco di notte, in solitudine.
Può mostrarci cosa succede se infrangiamo quelle stesse regole.
Diventa rifugio e celebrazione di chi si sente outsider e di chi non si riconosce nel modello dominante, senza false consolazioni.
E allora può capitare che ci mostri le insidie del potere (perché il fantastico è una questione di potere, da detenere, da rubare, infrangendo le leggi di natura) che trasforma tutti quanti in chi non vorremmo mai essere.
L’horror è fantastico e soprannaturale e a volte non è nulla di tutto questo.
Riesce a mostrarci, attraverso le lenti amplificate che ci dona, come la casa possa essere rifugio e prigione.
Come una vecchina possa essere la nonna che non abbiamo mai avuto e una feroce assassina.
Come crescere possa essere ferocia e balsamo.
Ci dice cose di noi, ci racconta cose vere, fingendo di non farlo.
Come andare avanti sia impossibile, ma sia anche l’unica cosa che possiamo fare, nonostante la paura da cui ci siamo fatti attraversare.
A volte spaventarsi può essere divertente
E non solo: a volte la paura può assumere connotati più lievi e giocosi, permettendoci di lasciare l’immaginazione a briglia sciolta e di essere in libertà.
Di dare una forma visibile, di inserire in un’ambientazione a noi vicina, di dare corpo e voce a una paura che diventa avvincente, che ci fa voltar pagina, che ci tiene svegli nell’attesa di sapere come andrà a finire.
In qualche modo più al sicuro, dopo esserci detti che non sempre lo siamo.
Se hai voglia di indagare la paura attraverso le pagine di scrittori e scrittrici che hanno saputo dare forme diverse e peculiari, tutte italiane, ad aspetti familiari ma rimossi, quindi perturbanti, possiamo farlo insieme.
Venerdì arriva la newsletter in cui inizierò a presentare il nuovo percorso, in attesa dell’apertura delle iscrizioni la prossima settimana, e lo farò anche attraverso una chiacchierata sulla paura con chi quelle parole da cui farsi attraversare ha saputo donarcele.
Se non ci sei ancora, puoi iscriverti qui: ti aspetto.