Buongiorno a tutti!
Come suggerivo tempo fa parlando di scrittori che forniscono uno scudo all’ipocrisia anche ai piccoli lettori e della necessità di abituarli anche alla paura, lo sguardo dell’infanzia può sorprenderci per vividezza e acuità anche sugli aspetti del mondo che alcuni potrebbero credere siano esclusi da quell’età.
Così, oggi, vorrei portarvi in un breve viaggio con me attraverso un libro ed un film che riescono a restituirci tutta la complessità del sentire di quell’età in cui si è ancora troppo piccoli per fare molte cose, ma non abbastanza per non subire, ahimè, parecchie ingiustizie.
Scala antincendio
Ho avuto la possibilità di leggere questo romanzo grazie alla collaborazione con PerfectBook: trovate qui la scheda che vi aiuta a capire in base all’elenco di stati d’animo se faccia al caso vostro :).
Avete ancora presente cosa significhi essere un bambino dalla fervida immaginazione, che per i propri genitori ha urlato: “Al lupo! Al lupo!” ormai troppe volte per poter essere ancora creduto?
Buddy sì, e se ne pentirà amaramente nel momento in cui, cercando un po’ di freschetto dall’aria estiva asfissiante, si addormenterà sulla scala antincendio del suo palazzo e si ritroverà testimone di un omicidio.
Peccato che i suoi vicini siano persone rispettabili e che lui, invece, abbia ormai la fama del contaballe.
Nessuno gli crederà, né i suoi genitori né la polizia. Ma quel che è peggio è che ciò che ne deriverà sarà un grande pericolo per Buddy: quello di essere eliminato, dal momento che sa davvero troppo…
Bianca Pitzorno nel suo Storia delle mie storie dice di ricordare quanto, da piccina, avesse la consapevolezza della discrepanza di forza fisica – e di possibilità di rivalsa – tra i piccoli ed i grandi.
Se per caso ve lo foste dimenticati, questo libro ve lo ricorderà con grande precisione: l’impossibilità di Buddy di farsi credere da chicchessia condurrà ad una corsa perdifiato all’alba tra le strade di una città in cui tutti coloro che si trovano in giro non sono altro che fantasmi per il piccolo protagonista, che si ritrova inerme davanti al potere di adulti apparentemente responsabili.
Le apparenze, il potere, la fragilità dei bambini si combinano in questo racconto di Cornell Woolrich con una suspense che vi parrà insostenibile, facendovi arrivare senza accorgervene fino all’ultima pagina,
Suburbicon
Vi avviso: quella di questo film diretto da George Clooney non è affatto una visione facile.
Anche qui, come nel libro che vi ho raccontato, abbiamo un omicidio da cui parte tutto, degli inseguimenti e lo sguardo di un piccolo protagonista.
Il peso della vicenda e le sue conseguenze sono però di tutt’altro tenore.
Cercherò di non spoilerarvi nulla, perché è un film da godersi nei suoi colpi di scena che arrivano quando meno ve lo aspetterete.
Siamo nel 1959 a Suburbicon, una città di famiglie esemplari, mamme e papà da pubblicità, se non che un razzismo serpeggiante nella comunità impedisce loro di accettare l’arrivo della prima famiglia di colore di questa comunità in cui tutti sembrano aiutarsi come gli appartenenti ad una stessa famiglia.
Ed è proprio al cospetto di una famiglia non idilliaca quanto appare che veniamo trascinati quando, in un primo cambio di tono imprevisto, assistiamo all’ingresso di una coppia di ladri che finiscono per uccidere la madre del piccolo protagonista, Nicky, sorella gemella della zia che vive con lui ed il padre.
Ma c’è qualcosa che non torna, e lo capiamo presto.
Se Nicky sarà uno dei pochi ad accogliere la famiglia di nuovi arrivati che verrà ad abitare proprio davanti a loro, sarà anche l’unico ad avviare, come Buddy, le proprie personali indagini, unendo un tassello dopo l’altro, fino alla scoperta dell’amara, sorprendente verità.
Casalinghe perfette, case linde, bambini che devono comportarsi bene e grandi tenuti a vigilare su di loro: preparatevi a cambiare il vostro sguardo, dopo questa lettura e dopo questa visione :).