Buongiorno a tutti!
L’incidente scatenante che ha dato origine a questo articolo è narrato qui: dopo infinite ricerche, proprio adesso che non possiamo muoverci e non posso correre a prenderli dai miei :), la libreria di casa in cui li ho cercati per anni ha risputato fuori almeno tre dei Piccoli brividi che possedevo da piccola.
E allora mi sono fatta trascinare dai ricordi, e ho pensato al perché siano stati così importanti per me: diciamocelo, non erano alta letteratura, ma non è di certo l’unica cosa che chiediamo ai libri che leggiamo. A volte chiediamo di intrattenerci: ci accorgiamo solo dopo che in realtà hanno fatto molto di più.
Per scrivere sono andata a ripescare dal mio elenco di libri (e dai miei traumi personali :P): da dove è nato il mio amore per l’horror e quali sono stati i libri che mi hanno fatto dire “Questo è troppo per me, ora”?
È un caso che, come potete vedere in foto, da grande sia andata a cercarmeli come un tesoro tra i libri usati?
E in alcuni casi anche a leggerli, se non c’ero riuscita al tempo.
Ma la domanda è: da dove ha origine la passione per l’horror?
Una passione per la paura
Sicuramente meglio di me risponde Stephen King in Danse macabre e nella prefazione di A volte ritornano.
Posso però darvi la mia personale risposta: ha origine dalla paura.
Tu, scricciolo, non sai neanche come si chiami quello che provi spesso, che sia la notte al buio o di giorno di fronte ad eventi di cui intravedi per ora solo in modo vago un riverbero di qualcos’altro, che ancora non conosci.
Poi trovi qualcuno che ha confezionato qualcosa che puoi consultare da sola: lì dentro ci trovi persone che sono messe molto peggio di te.
Ti appassioni e fai il tifo per loro; ti accorgi di sentire quella cosa che non sai ancora bene cos’è in modo molto forte, ma anche piacevole.
A volte inizi a fare il paragone e pensi che non ti va poi tanto male, altre volte un pezzo di ciò che è successo nel libro inizia a seguirti anche quando lo chiudi, e hai paura del buio, ma anche di quello che potrebbe capitarti di giorno.
Inizi a intuire con sgomento, in realtà, che le cose di cui aver paura (hai capito, con gli anni, che è questo) sono molte di più di quanto pensassi prima di leggere quei libri e non sempre le più terribili stanno al buio.
Ormai però non puoi più farne a meno: è diventata un po’ una droga, ed è molto più piacevole assumerla tra le pagine.
1. I Piccoli brividi di R.L. Stine
Da loro parte anche lo spunto per quest’articolo: penso di averli sempre letti fino alla fine (almeno, da quanto mi ricordi), i primi verso i 9-10 anni.
Con loro ho scoperto la sensazione fisica provocata dalla paura.
Riesco ancora a ricordare com’era, essere sprofondata nella poltrona dei miei in piazza Carducci e sentire ogni centimetro del corpo precipitare verso la poltrona e sapere che, anche volendo, non potevo muovermi dalla paura.
Il freddo nelle braccia e nelle gambe, il formicolio della tensione sulla pelle: una sensazione terribile e deliziosa :).
2. Manuale della paura di Stefania Fabri e Francesca Lazzarato
28/07/’98, c’è scritto sul mio elenco dei libri – sì, lo tengo dal ’97, la cosa più longeva e matta che mi porto appresso – seguito dai Peanuts e da Mafalda e dalla Pitzorno e da Dahl, dalla Nöstlinger e da tantissimi Piccoli Brividi, appunto.
Ne ho già parlato e vi rimando qui per sapere di più del libro: ora voglio solo dirvi che sono passati 22 anni (fa parecchio impressione scriverlo) e che ricordo ancora l’angolino in cui mi ero rannicchiata nella casa in montagna a Bardonecchia a leggerlo.
Da dove ero potevo vedere le scale di pietra che portavano al piano di sopra illuminate solo da un fascio di luce e i miei occhi correvano di continuo dalla pagina alle scale, dalle scale alla pagina.
Come vi racconto nel post, ho smosso mari e monti per entrare in possesso di una copia, l’anno scorso :).
3. Zio vampiro di Cynthia Grant
Qui entriamo in un altro campo.
Trovato nella biblioteca scolastica, penso facessi le medie: solo dopo molti anni ho capito di cosa trattava veramente (e non ve lo dico per evitarvi spoiler, anche se da adulti credo lo intuiremo tutti).
Al tempo però non riuscii a finirlo. La sensazione di paura e di orrore fu tale che lo abbandonai.
Non penso sia un caso che i vampiri, in questo libro, si rivelano esseri fin troppo reali e che l’orrore e il fantastico venga usato per trasfigurare e parlare di qualcosa che appartiene, purtroppo, proprio al nostro mondo.
Nel momento in cui scrivo non l’ho mai portato a termine: l’ho dimenticato per tanti anni e, ora che mi è tornato in mente, penso che per curiosità lo cercherò in biblioteca quando sarà di nuovo possibile farlo.
4. La casa delle vacanze di Clive Barker
Anche qui, ho un ricordo molto preciso: trovato in biblioteca (la Bonhoeffer, per i torinesi), restituito senza finirlo: anche qui, la paura era troppa per permettermi di continuare.
A differenza che con Zio vampiro, in cui l’ostacolo era il vago sentore di cose del nostro mondo che mi avevano terrorizzato, qui penso, a posteriori, che a farmi desistere sia stato il senso di oppressione, di mancanza di una via d’uscita che riusciva a destare una mia paura profonda, che ancora non conoscevo.
Da grande ho scoperto che uno dei film che mi avevano terrorizzato in un pomeriggio di zapping da malata febbricitante era tratto da un racconto dello stesso scrittore: Candyman – Terrore dietro lo specchio.
Ho imparato con il tempo che ci sono scrittori e registi capaci di far leva sul nostro personale punto di pressione fobica (vorrei approfondire ma è un discorso che merita un futuro articolo a parte).
E niente: lo restituii senza finirlo e, vi dirò di più, ogni volta che mi capitava di passare davanti allo scaffale delle biblioteca in cui era collocato, provavo una paura molto fisica.
Ancora oggi non mi spiego del tutto la felicità che ho provato quando, capitando in una libreria a Susa con un fornito reparto dell’usato, l’ho ritrovato.
Il prezzo ancora in lire, l’anno di pubblicazione che riporta al passato: 1994.
Può la paura essere dolce e deliziosa?
Oggi, riprendendo in mano questi cimeli, vi rispondo di sì :).
E se vuoi farti portare per mano da me in un percorso molto speciale, se senti anche tu il richiamo del fantastico, delle ombre, di ciò che è al buio ma è necessario intravedere, al di là del pratico e del prosaico, che tu ti senta un fifone o che tu sia un fanatico del genere: il mio Percorso sul fantastico – Tra oscurità e luce fa proprio per te, corri a scoprirlo qui!
Francesca Pola says
Verissimo, la paura fa paura ma è anche molto affascinante. Io da piccola leggevo una raccolta di fiabe terrificanti, non ricordo il titolo ma mia madre sicuramente la conserva ancora. Ho un ricordo vivissimo di “It”, le descrizioni delle apparizioni del pagliaccio erano agghiaccianti! Cinematograficamente parlando ti cito la serie Twin Peaks, non sono mai riuscita a completarla da quanto mi faceva paura!
Chiara says
Twin Peaks è nella mia lista di serie da vedere quando sarò molto molto serena… Concordo: penso che certe cose viste da bambini non saranno mai eguagliate da visioni adulte, mi viene già un po’ di nostalgia :).