Buongiorno a tutti!
Oggi, per il nostro mercoledì di chiacchiere in libertà, vorrei riprendere il tema della lettura profonda.
Il nostro modo di leggere, oggi
Dico “riprendere” perché ne ho parlato ormai più di due anni fa su Be Unsocial, la rivista di antropologia digitale di Alice Avallone, nell’articolo Come sta cambiando il nostro modo di leggere nell’era digitale a cui vi rimando per una panoramica sulla questione da cui prenderò le mosse oggi.
Successivamente la rivista di trend culturali, artistici e sociali Singola ha inserito l’articolo in questa rassegna su Lettura profonda, immaginario, skimming, optical character recognition, audiobook: vi consiglio di recuperare anche gli altri articoli.
Una premessa: come credo denotino gli articoli da cui parto non è mia intenzione demonizzare il digitale.
Tutto il mio percorso di Forare la bolla si è di recente basato proprio sul tentativo di avviare un confronto critico e il più possibile nell’ottica della complessità sul nostro mondo digitale.
Oggi, però, voglio farvi riflettere con me su un qualcosa che sto notando sempre più spesso nelle risposte che arrivano ai questionari propedeutici ai miei percorsi.
Alle domande
Mi dici un po’ di romanzi che ti hanno avvinto talmente che sentivi di doverli leggere, che avresti voluto continuare fino alla fine senza dormire o mangiare?
e
Se senti di non leggere tanti romanzi quanto vorresti, cosa pensi ti ostacoli?
tantissime clienti mi rispondono che non riescono più a restare avvinte come una volta.
In molti casi la cesura tra un prima ed un dopo è avvenuta tra le superiori e l’università: è il periodo in cui si studia e si sta quasi tutto il giorno sui libri, per cui spesso si inizia a dimenticare cosa si stia perdendo non lasciandosi andare alla lettura di una storia.
A questo si è aggiunta la nostra modalità di lettura spasmodica online, con cui si saltabecca da un articolo all’altro con i metodi inconsapevoli e sempre più sedimentati descritti nell’articolo in apertura.
È un qualcosa di cui dobbiamo accorgerci per cercare di invertire la rotta, se pensiamo che la stessa neuroscienziata studiosa della lettura Maryanne Wolf ne è caduta suo malgrado vittima, come ci racconta nel saggio Lettore, vieni a casa.
Lettore, vieni a casa
Ciò che avviene in un certo momento della sua vita, ci racconta Maryanne Wolf, è molto semplice: un crescente carico di lavoro e di responsabilità professionali e personali la porta ad una mole sempre maggiore di cose da leggere e da scrivere ogni giorno.
Ed ecco che il cambiamento avviene e si sedimenta, senza che all’inizio si accorga di stare riversando la modalità di lettura veloce online su quella offline, quando apre un romanzo.
Il giuoco delle perle di vetro di Herman Hesse, libro da lei amatissimo quando era ragazza, è al centro di un esperimento che non vi svelo per non rovinarvi la lettura di questo saggio appassionante.
Il punto è che tutto questo può avvenire in modo molto più semplice di quanto potremmo pensare.
Provi ancora la stessa soddisfazione di un tempo nel leggere un romanzo, nel pregustare il momento in cui potrai mettere da parte tutte le preoccupazioni, tutte le ansie, tutti i pensieri pratici e quotidiani per abbandonarti ad una bellissima storia da leggere sotto al piumone o sul tepore del tuo divano?
All’inizio, se cercherai di recuperare quella sensazione, proverai forse quello che la Wolf descrive come un vero e proprio pugno alla corteccia cerebrale insieme alla rabbia verso frasi avvertite come troppo difficili o involute.
Eppure, noi possiamo ancora provare quel pugno cerebrale che ci spinge a scoprire cose nuove, faticare per raggiungere un risultato, coltivare la pazienza del tempo senza mettere il nostro modo di leggere online nei romanzi.
Puoi iniziare anche cercando di monitorare quanto riesci a stare con concentrazione sullo stesso testo, senza saltabeccare qua e là.
O smettendo di rimandare ad un ipotetico domani le riletture di libri che hai molto amato, messe da parte per la mole troppo grande di nuove letture che accumuli e che rischiano di sommergerti.
Hai voglia di farmi sapere come va, o come andrà, nei commenti? 🙂 Ti aspetto.
La foto è di Matteo Pettenuzzo