Buongiorno a tutti!
Sabato 8 febbraio ho partecipato al secondo appuntamento del corso di formazione sulla letteratura per bambini e ragazzi “Raccontami una storia” presso la Libreria dei Ragazzi di Torino tenuto da Marnie Campagnaro, “Ho fatto delle mie crepe una forza“, dedicato alla fascia d’età della scuola primaria.
Piccola premessa: sono arrivata all’incontro distrutta :D.
Era uno di quei sabati che vengono dopo una settimana a dir poco piena e stancante: nonostante questo, dieci minuti dopo l’inizio dell’incontro avevo già capito che sarei volentieri rimasta anche tutto il weekend ad ascoltare Marnie.
La Libreria dei ragazzi di Torino è stata una tappa fissa di molti sabati della mia infanzia, ed è stato lì che ho conosciuto, in un pomeriggio magico, la mitica Bianca Pitzorno, autrice di alcuni dei libri più importanti per me, da Ascolta il mio cuore a Parlare a vanvera, da Diana, Cupido e il commendatore a Principessa Laurentina, da La voce segreta a Polissena del porcello a tanti altri.
È stato emozionante vedere quanti eravamo: da insegnanti a rappresentanti di case editrici, da mamme ad appassionati, ho visto tante persone che credono nel potere della letteratura per ragazzi, la usano nel proprio lavoro e nella propria vita e vogliono farlo sempre meglio. Ci ho visto annuire con foga in molti passaggi, sorridere e chinare un po’ la testa per nascondere la commozione che le parole di Marnie e i passi dei libri che ci ha letto ci hanno provocato.
Vorrei lasciarvi alcuni spunti da quella giornata, dalle parole e dalle letture di Marnie, sperando che vi incuriosiscano.
Quale definizione per “letteratura per l’infanzia”?
Vi siete mai chiesti come si possa definire la “letteratura per l’infanzia”?
Quel sabato abbiamo visto con Marnie la posizione degli “anti-definers”, per cui non la si può definire, e alcune di quelle dei “definers”.
Un’idea molto diffusa (ma sminuente) è quella per cui la letteratura per ragazzi sarebbe una forma di intrattenimento con uno scopo didascalico: una letteratura che, insomma, deve divertire insegnando qualcosa. Forse vi ricorderete che, un po’ di tempo fa, vi ho parlato di Bianca Pitzorno che andava decisamente contro quest’idea con i suoi romanzi: “Il fatto che non voglia insegnare a tutti i costi qualcosa in modo artificioso, ma descrivere e divertire, si avverte in effetti nei suoi romanzi e non è solo una dichiarazione programmatica nei suoi saggi“.
Non possiamo, in questa letteratura per i bambini, far sparire l’incanto e abituarci a non sfamare più il loro bisogno di storie, pur di insegnare qualcosa per il tramite dei libri.
Se penso alle storie che mi hanno fatto diventare la lettrice forte che sono oggi, so che mi facevano prima di tutto emozionare, fremere per girare ancora una pagina, “Non voglio ancora spegnere la luce!”.
Una storia per bambini deve prima di tutto essere una bella storia.
E qui arriviamo al prossimo punto.
Il complicato e le pieghe
Complicare viene “dal lat. complicare «piegare insieme, avvolgere», comp. di con– e plicare «piegare»“.
Le storie che proponiamo ai bambini di pieghe devono averne tante (ciò che è semplice ne ha una sola): la categoria pedagogica è quella della complessità.
Provate a fare il gioco che abbiamo fatto in libreria: scegliete un libro per ragazzi e iniziate a contare le sue pieghe.
Un esempio da ciò che abbiamo visto quel giorno?
“Pinocchio“:
1. Romanzo di formazione
2. Romanzo d’avventura
3. Romanzo fiabesco
4. Horror 🙂
Una storia per bambini non deve avere paura di andare fino in fondo.
Quali storie per “fare delle crepe la mia forza”?
Oggi più che mai è importante leggere ai bambini alcune storie, per opporre ragioni scientifiche a quelle soggettive.
Come Marnie ha esordito nel nostro incontro, le crepe sono qualcosa che tutti abbiamo ed è nella natura stessa della letteratura essere una forma di resilienza.
Anche i bambini vanno educati, fin da piccini, a trovare nelle storie delle vere e proprie palestre in cui poter sperimentare emozioni, anche quelle più brutte, dando loro libri che non cerchino risoluzioni facili, perché a volte nemmeno nella vita ci sono, quindi perché presentarle nei libri?
I bambini hanno esperienza di conflitti, lutti, cattiveria, momenti difficili.
Non è proibendo loro di leggere libri con tematiche anche tristi, con l’idea che potrebbero turbarli, che li aiutiamo, ma anzi selezionando per loro le storie che li aiutino a non sentirsi soli in queste battaglie, che parlino con storie e metafore, che ribaltino e mettano in discussione le loro convinzioni, iniziando ad abituare fin da piccoli a sollevare dubbi e a non dare per scontato.
Devono essere libri che sollevano domande, più che dare risposte.
E poi abbiamo parlato di innumerevoli altre storie e anche di una delle letture più sotto attacco oggi, ovvero le fiabe, delle riscoperte e riscritture e di quanto i bambini manifestino a volte un immaginario e una predilezione per le storie più dark :).
Piccola domanda per voi: sapete quali sono i tre libri più tradotti al mondo?
La domanda ce l’ha posta Marnie, e ammetto che conoscevo solo una parte della risposta. Voi potete scrivermi nei commenti! 🙂
Suggerimenti di lettura: è stato molto difficile scegliere soltanto due libri, ma ecco qui quelli che, se dovessi consigliarvi, vi direi di cercare al più presto:
“Dentro me“: “Io non sono sempre stato io. Prima di essere me, non ero dentro me. Ero altrove. Altrove è tutto tranne me. Solo poi, sono diventato veramente io”.
“Un orso sullo stomaco“: “Non c’è niente da fare, quando un orso arriva…arriva, e basta. E non parlo di un orso qualunque: ma del peggiore tra i peggiori orsi esistenti sul pianeta.“
La foto è stata scattata da me alla Libreria dei Ragazzi di Torino, in particolare allo scaffale che conteneva alcuni dei libri di cui ci ha parlato Marnie.