Buongiorno a tutti!
Per preparare lo scorso post (lo trovate qui, se ve lo foste perso), in cui ho parlato di resilienza, ma anche di comportamenti autosabotatori, mi sono trovata ad approfondire alcuni concetti di finanza comportamentale.
Che cos’è, mi direte voi?
Bene, in questo articolo vorrei proprio spiegarvelo!
Finanza comportamentale: che cos’è?
Possiamo dire che con finanza comportamentale si indichi una branca di studi del settore dell’economia che integra degli aspetti di psicologia, tanto individuale quanto sociale, nella spiegazione del comportamento dei mercati finanziari e dei suoi attori (gli investitori).
Oggi si pensa che sia un campo di studi nato di recente, ma in realtà se ne può parlare già a partire dall’economia neoclassica: i precursori si possono considerare Adam Smith con il suo “Teoria dei sentimenti morali”(1759) e Jeremy Bentham, che studiò le basi psicologiche dell’utilità.
Peccato che poi questi passi in avanti furono in qualche modo rinnegati con l’introduzione della figura dell’homo economicus, che secondo la teoria agirebbe sempre in modo razionale e solo se in possesso di informazioni complete e che sarebbe in grado di valutare tutti gli esiti possibili delle proprie scelte in campo economico.
Di recente la finanza comportamentale è tornata alla ribalta come approccio multidisciplinare, tra economia e psicologia.
Al di là delle sue origini e di questo breve excursus per capire di cosa parliamo, credo che sarà chiaro a tutti, per propria esperienza personale più ancora che per l’osservazione di eventi esterni, come alcuni principi di base della dottrina dell’homo economicus siano quanto di più distante dal proprio modo di ragionare ed agire.
Questa dottrina non tiene in conto di alcuni fattori:
– l’incompletezza e l’inesattezza delle informazioni in nostro possesso;
– la limitata capacità di prevedere tutti gli scenari possibili derivanti da una propria azione;
– le emozioni che, in quanto essere umani, ci muovono e ci rendono irrazionali.
Potrei dire che, se l’homo economicus puro esistesse davvero, sarebbe davanti ad un mondo diverso da quello in cui viviamo. Qualcosa mi dice quindi che le cose non vanno proprio così :P.
Perché è importante conoscerla
Ne “Il mondo di Sofia” di Jostein Gaarder l’insegnante di filosofia di Sofia le fa notare, all’inizio del libro, come ognuno di noi debba cercare le proprie personali risposte alle grandi domande, sulla vita e sul mondo, che ci facciamo tutti.
Nessuno può infatti dire a qualcun altro come dovrebbe o non dovrebbe vivere la propria vita: tuttavia, leggendo le parole di altri, possiamo essere aiutati nel formarci la nostra idea.
Tutti noi ci rendiamo conto, chi più chi meno, di quanto siamo nella nostra vita di tutti i giorni distanti dall’homo economicus nella nostra modalità decisionale: tuttavia, leggere le parole di chi ha dato un contributo a questa disciplina (iniziando ad esempio da qui) può permetterci di conoscere meglio noi stessi e di capire cosa sta dietro ad alcuni nostri comportamenti.
Sta poi a noi, naturalmente, capire quanto vogliamo andare in là, con le consapevolezze che acquisiamo, e se e quanto vogliamo usarle per cambiare qualcosa che non ci piace più.
Suggerimento di lettura: “L’anno in cui imparai a raccontare storie” di Lauren Wolk. A volte, anche da bambini, siamo messi di fronte a delle scelte difficili. Non possiamo avere la certezza di non sbagliare, ma possiamo sempre provare ad abbracciare le possibili conseguenze della nostra scelta su chi ci sta intorno.
Ultima modifica il 21/10/2019