Buongiorno a tutti!
Quest’articolo, nel mio intento iniziale, doveva restare sull’ambito professionale, poi mi è capitata una conversazione che mi ha fatto pensare, forte e chiaro: da quante strane convinzioni i libri mi hanno salvato.
Libri per crescere
Non so come foste voi da adolescenti.
Io ero timida e mi trinceravo spesso, dentro di me, dietro la certezza di avere sempre ragione. Sapete quell’assolutismo per paura?
Era chiaramente un mio meccanismo di difesa.
Torniamo alla chiacchierata di cui vi dicevo, con Ermanno: parliamo di adolescenti e ricchezza, di quella cattiveria che nasce dal pensare di avere il mondo ai propri piedi – avevamo appena visto il film Posh, che vi consiglio, se reggete la tensione – e nella conversazione mi viene fuori spontaneo: “Ma io non penso di aver mai associato il nascere ricchi alla felicità. Chissà, forse grazie ai libri.”
E con libri intendo romanzi, quelli che mi hanno aiutato a capire come potessero pensare gli altri diversi da me.
Il mio discorso non potrebbe essere più lontano del vedere la lettura in mera chiave utilitaristica: come dice bene questo articolo di Hamelin, in riferimento agli albi illustrati:
Il libro serve. Non è l’idea di necessità a preoccupare, quanto quella di finalità.
Perché toglie al libro in sé la dignità di oggetto completo e pone l’albo in una condizione non letteraria, mettendo solo in evidenza la questione tematica. Viene spontaneo ribadire che chi crea buoni libri per l’infanzia non lo fa perché questi vengano “usati” come i cacciaviti o le forchette.
Sto parlando invece del riflettere sullo sguardo che ci può dare, analizzando a posteriori i meccanismi, leggendo storie complesse, non edulcorate e veritiere, che ci mostrano con le azioni dei personaggi come la realtà possa essere lontana da ciò che pensiamo con chiusura di pensiero e di vedute.
Ci sono storie che smontano con dolcezza e vigore alcune convinzioni sugli altri e sul mondo. Sapete, no, gli stereotipi?
Storie che ci aiutano a crescere.
Consigli di lettura per allenare una mentalità aperta
Ecco alcune convinzioni nocive per noi e per gli altri, che mi sono venute in mente pensando tanto all’ambito personale quanto a quello professionale, che alcuni libri che vi consiglio possono aiutarci a scardinare.
1. Non prenderla sul personale
Non prendere sul personale atteggiamenti altrui che non dipendono magari da noi, ma soltanto dal carattere di chi abbiamo davanti può spesso aiutarci a vivere meglio.
Quando culture o caratteri diversi si incontrano, non sempre è facile capire cosa significhino per l’altro i piccoli gesti che siamo abituati a dare per scontati.
E allora cerchiamo di non fare un caso della ruvidezza, degli abbracci che ci mancano e di quel modo di esprimere affetto che non capiamo.
Cerchiamo di non prenderla sul personale, di inventarci al contrario segnali e spinte interiori che chissà, forse sono ammantate dal freddo della Svezia.
Eppure, in alcuni casi, come in quello di Melania, avremmo potuto e dovuto prenderla sul personale.
Un libro che te lo insegna: Un anno felice, Chiara Francini
2. Il nostro potere personale sulle cose arriva sempre e solo fino ad un certo limite
A un certo punto, dopo amicizie e amori sbagliati e dolorosi, nottate passate a chiederci: “Cos’ho che non va?”, lavori lasciati e ambizioni sconfitte capiamo una cosa.
È sempre una reciprocità, ogni cosa.
Essere gentile per dare spazio alla gentilezza presuppone qualcuno che se ne accorga, possiamo arrivare fino ad un certo punto e basta: se dall’altra parte non c’è la persona aperta a vedere chi siamo e quanto valiamo e ci stiamo sforzando, che sia un capo o un partner poco importa, noi possiamo e dobbiamo arrivare solo fin lì.
Arrivando a capire anche quanto doloroso sia che il contesto in cui siamo nati non supporti le nostre aspirazioni ed ambizioni, che non ci abbia mai presi sul serio, come accade a Barbie, la protagonista del romanzo.
E forse è ora di voltare pagina.
Un libro che te lo insegna: Padania Blues, Nadia Busato
3. Non esiste un professionista che ci possa aiutare se non abbandoniamo la nostra pigrizia mentale
Esiste una pigrizia mentale ed un rattrappirci in noi stessi che conosciamo tutti (quella di cui parlo in questa newsletter – potete iscrivervi alle prossime, se volete), che è quella di fare come hai sempre fatto solo perché non hai voglia di riprogrammare l’agenda quando hai già notato che qualcosa non funziona, o rivedere Google Calendar anche quando ti accorgi che dovresti fare diversamente.
Misuri le metriche e poi non ne prendi atto.
O magari sei anche consapevole, sotto sotto, delle tue competenze e del tuo valore, come Agnes, ma preferisci restare in una più comoda e confortevole aria vecchia e stantia.
Con qualcuno che non ti rispetta, per paura di fare il passo più lungo della gamba.
Ma, a volte, accade qualcosa che ti fa tornare allo scoperto, tuo malgrado, e iniziano a capitare cose inaspettate…
Un libro che te lo insegna: Piccoli limoni gialli, di Kajsa Ingemarsson
4. Il mondo non ci accoglierà a braccia aperte se non ci rimbocchiamo le maniche
Non c’è nulla di dovuto nella nostra età adulta: che parliamo del fronte professionale o di quello sentimental-privato come nel libro che vi consiglio, l’unica regola è quella di non ascoltare i genitori ai cui occhi siamo i più amabili ed intelligenti e conquisteremo il mondo.
Saremo uno tra tanti agli occhi di chi non ci ama, starà a noi emergere – il che non significa scalpitare nella competizione per emergere tra partner potenziali o al lavoro, ma tutto il contrario, come ci insegna la storia di Fay e Tom: togliere la maschera delle insicurezze che ci tiene lontani gli uni dagli altri e buttarci, anche quando abbiamo innumerevoli fallimenti alle spalle.
Un libro che te lo insegna: L’amore è una repubblica, Carol Shields
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