Ogni cosa del mondo era in bilico, puro rischio, e chi non accettava di rischiare deperiva in un angolo, senza confidenza con la vita.
(tratto da Storia del nuovo cognome. L’amica geniale vol.2, di Elena Ferrante, Edizioni E/O, 2012, pag. 288)
Di solito non amo le saghe: preferisco adattare la scelta dei libri da leggere al mio stato d’animo, a quello che cerco in quel momento, all’assonanza o al contrasto con le vicende dei personaggi e con il genere.
Fanno eccezione le saghe familiari, quelle intime e con l’accento sulle vicende di personaggi in cui rispecchiarsi: come quella di Katherine Pancol o L’amica geniale.
Di queste vado in cerca, apparentemente senza consapevolezza, in realtà per un rodato meccanismo che nella mia vita di lettrice ho affinato, nei momenti in cui ho voglia di scomparire per un po’ dal mio mondo, per ritrovarmi in un altro.
Una saga per fuggire dal mondo
Per quanto mi riguarda, sono una sostenitrice del prendersi momenti in cui ci rendiamo irreperibili.
Con l’infanzia e l’adolescenza mi era molto più semplice: le responsabilità dell’età adulta sembrano mal adattarsi a momenti in cui diciamo “Non ci sono” ai problemi quanto alle cose da gestire, alle cose belle e a quelle brutte.
Sembrano, appunto: magari con spazi minori e con incursioni più circostanziate, ma continua ad essere possibile.
Ricordo un periodo, qualche anno fa, in cui ero molto arrabbiata.
Stavano accadendo cose che non avevo previsto accadessero – è la vita, direte, eppure non sempre siamo così pronti a gestirla – e mi sentivo sopraffatta.
Presi in mano il primo volume de L’amica geniale un po’ per caso.
Riemersi dal quarto giorni dopo, incredula per come fossi stata arrabbiata fino a poco tempo prima e senza più ricordarne i reali motivi.
Certo, nel frattempo avevo continuato a lavorare, alzarmi dal letto, mangiare, dormire, lavarmi.
Eppure non ero mai davvero andata via da Napoli, e Lila e Lenù erano nei miei pensieri al punto da considerarle ormai amiche da proteggere e mettere in guardia.
Rischio e coraggio, rischio e successo
Nel bel mezzo dell’Amica geniale, nel secondo volume, avevo trovato quella frase che ho messo nell’incipit e che da allora mi accompagna.
Ancora non lo sapevo davvero, ma aveva sciolto dei nodi che erano la causa di quella rabbia.
Avevo iniziato a sentire, in un modo che non è razionale ma piuttosto sottopelle, che dall’altra parte del coraggio non c’è il successo.
E dall’altra parte del successo non c’è la mancanza di paura.
Il rischio permea la nostra vita, e solo accettandolo, tanto nel lavoro quanto nella vita di tutti i giorni, possiamo andare incontro al nostro destino.
Ai nostri nemici che si serviranno del nostro cuore segreto per scopi malvagi, ai nostri amici che ancora non conosciamo e che accudiranno quel cuore come se fosse il loro.
Se volete possiamo fare un pezzo di strada insieme e scomparire dal mondo per un po’, grazie non ad uno, ma a tanti libri che leggeremo insieme: per Il nostro cuore segreto c’è ancora qualche posto nella seconda classe che sto formando (ho avuto tante richieste al primo giorno che ho deciso, per preservare l’intimità del gruppo necessaria e dare comunque la possibilità di partecipare, di formarne appunto un secondo). Potete scrivermi a info@chiarasinchetto.com, vi aspetto 🙂