Buongiorno e buon…giovedì a tutti! 🙂
Chi mi segue sui social saprà che oggi, sul blog, avrei dovuto pubblicare un articolo contenente un podcast: quello nato dall’intervista in diretta radio, all’interno della rubrica di Miriam Bruera, in cui avevo promesso di parlare anche dell’attuale dietro le quinte del mio lavoro.
Cos’è successo che ha fatto sì che cambiassero i piani di entrambe? Semplicemente, un problema tecnico con il server che non ci ha reso possibile fare la diretta, rimandata al 25 settembre (ve la ricorderò, prometto!).
Questo avvenimento mi ha fatto pensare a qualcosa che fa parte della nostra vita e che ci ostiniamo ad ignorare: gli imprevisti.
Un po’ Pollyanna, un po’ Robocop
Ma la domanda è: come reagisco io agli imprevisti?
Nel corso della vita sono stata un po’ entrambi: Pollyanna e RoboCop.
Un po’ Pollyanna, nel voler vedere sempre il lato positivo di ciò che non avevo previsto. Ho capito con il tempo che è per me una questione di economia di risorse mentali: non sopporto di perdere del tempo ad addolorarmi e a strapparmi i capelli, ma ce la faccio se penso di poter trovare almeno qualcosa da imparare, una lezione per me e solo per me, e che la volta dopo sarà più facile.
Certo, ci sarà sempre chi vede in questo mio atteggiamento degli elementi negativi, e di certo ci sono: il fatto di concedermi sempre poco tempo per assorbire l’urto, il voler ripartire subito pronta e sull’attenti, come se non fosse successo nulla.
In altri momenti, però, soprattutto in passato, sono stata un po’ RoboCop: andavo avanti per la mia strada prefissata cercando il più possibile di ignorare l’imprevisto, di far finta che non fosse mai esistito, relegandolo in un angolino molto nascosto della mia mente.
Oggi penso che una delle grandi minacce ad un felice fluire della nostra interiorità, nel nostro mondo accelerato, è quello di dare uno scarso peso all’importanza di farci saldi dentro, per poter fronteggiare ciò che c’è fuori.
La saggezza contadina osserva il fluire degli eventi, della natura e il succedersi delle stagioni, e sa di poter intervenire nel processo fino ad un certo punto.
Noi, oggi, chi più chi meno (l’essere venuta a vivere in mezzo al verde mi è sembrato mi donasse un minimo di saggezza in più :P), siamo spesso ossessionati dal controllo: di noi stessi, della nostra mente e del nostro corpo, degli altri, di ciò che pensano di noi e di ciò che dicono, di ciò che sarà.
In finanza comportamentale si chiama “illusione del controllo” e, secondo me, un buon proposito per noi può essere quello di smarcarcene sempre di più.
Tirare un respiro di sollievo: i romanzi ci insegnano ad avere meno paura degli imprevisti
Se ci mettiamo a pensare a tutto ciò che potrebbe succederci, che non abbiamo previsto, ma anche se tracciamo una rotta un po’ troppo rigida e rischiamo di barcollare ad ogni piccola spinta esterna non preventivata: in entrambi i casi rischiamo l’immobilismo o l’iperattività.
L’imprevisto può avere tante facce: può essere un altro essere umano, un evento storico, l’atto di qualcuno che ci è vicino.
Vi do un po’ di consigli di letture per l’estate, per coltivare, nelle ore pigre e infinite di ozio, e anche un po’ di noia, vi auguro, la vostra resistenza agli imprevisti: troverete romanzi, libri illustrati e autobiografie :).
Suggerimenti di lettura:
1. Cosa succederebbe se incontrassimo l’uomo o la donna della nostra vita, e il puro caso, nella forma di una pioggia torrenziale, facesse sì che il biglietto con il numero di telefono dell’altro fosse ormai illeggibile? Potete scoprirlo leggendo “Incontri disincontri“.
2. E se il caso ci portasse a nascere in un paese che compirà orrendi crimini e ci renderà complici di una colpa accidentale? Succede ne “Le assaggiatrici“, in cui l’imprevisto prende anche altre forme, di una madre che vende i suoi beni per far studiare il figlio, che nonostante tutto si arruolerà: “Aveva fatto la cosa giusta, per suo figlio, ma poi la cosa giusta non era bastata.” (pag. 47, “Le assaggiatrici”, Rosella Postorino, Feltrinelli).
3. A volte, l’imprevisto prende le sembianze di uno sconosciuto gentile e un po’ impacciato, che sembra proprio volerci conoscere a tutti i costi, nonostante noi l’avessimo già destinato a consolare una nostra amica appena mollata dal marito, come in “Jane Austen book club“.
4. Oppure è lo sconosciuto che ci turba e ci fa porre domande su noi stessi, quando pensavamo di essere destinati soltanto ad un’estate pigra e soleggiata di studio e di bagni nel mare più blu, come in “Chiamami col tuo nome“.
5. L’imprevisto è non essere più sicuro di volere ciò per cui hai lottato, ciò che bramavi e che ti sembrava doverti rendere felice più di ogni altra cosa, come ne “La trama del matrimonio“.
6. I personaggi de “La cena” si ritrovano faccia a faccia con la propria anima più nera, e con quella di chi è loro più vicino, quando l’imprevisto irrompe nella forma di un’azione dei loro figli che rischia di mandare all’aria la vita di tutti, e soprattutto le apparenze dietro alle quali si trovavano così bene.
7. Questo è un libro che ho messo in lista da poco e che devo ancora leggere anche io: la vita della filosofa Ágnes Heller, scomparsa da poco, e l’influenza di eventi più grandi di lei sulla sua vita e sulle sue opere, ne “Il valore del caso. La mia vita” di Ágnes Heller.
E ora ripensate all’incipit: anche questo articolo è nato da un imprevisto, e quanta bellezza mi ha portato!
Spero ne abbia portata un po’ anche a voi che mi leggete fedelmente :).
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La foto proviene da Unsplash.
Ultima modifica il 28/11/2019