Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Questo è un post che ho in mente da tempo, che è rimasto a maturare lì e nel frattempo si è in parte trasformato.
Nasce da una riflessione sul rapporto con i miei clienti che si instaura nei percorsi, sul discrimine che c’è tra il demandare ed il farsi carico: nel frattempo, ho avuto modo di riflettere, da cliente, sul mio rapporto con altri professionisti e sulla percezione che ho avuto del mio ruolo di cliente.
Lo so, sembra un arzigogolo complicato, ma vi assicuro che non lo è! 😛
Seguitemi nel ragionamento :).
I compiti e la riflessione
Da un po’ di tempo a questa parte, quando mi contatta un nuovo cliente per iniziare un percorso insieme ho iniziato a parlare, tra le prime cose, del fatto che ci saranno compiti da fare, testa da dedicarci e momenti da blindare.
Questo ha salvato più di un percorso dall’essere iniziato nel momento sbagliato: quello in cui non si avevano le forze mentali, il tempo o la voglia di fissare sull’agenda un appuntamento con i compiti da fare e la riflessione da innescare.
Perché, nel caso di un percorso partito con le prospettive sbagliate, siamo in due a perderci: c’è la cliente che si chiede perché non ha raggiunto il suo obiettivo (che dichiariamo a inizio percorso insieme, per fissarlo e ripeterlo, estrapolandolo dal questionario che invio) e ci sono io che non ho avuto modo di passare ad una persona ricettiva concetti, contenuti, stimoli, collegamenti.
Alla fine dei diversi percorsi mi accorgo di quanto tutto quello che abbiamo visto insieme sia stato il risultato di un vero e proprio passo a due: più il mio cliente avanza tra un appuntamento e l’altro, più e-mail con richieste mi invia, più domande mi fa, più creiamo nuove reti di concetti che illuminano una costellazione che si espande tra di noi.
Io, da cliente
Negli ultimi mesi ho avuto modo di osservarmi da cliente di diverse altre professioniste, di riflettere su cosa accomunasse e cosa distanziasse diversi modi di essere facilitatore professionale, di osservare empatia e stili comunicativi diversi.
Mi sono scoperta fiduciosa nei loro confronti: mi sono resa conto che, per me, la fase di scelta di un professionista è quella che culmina con l’inizio del percorso e che si compone di un 50% di intuito e di ascolto di cosa dice la “pancia” e di un 50% di riflessione a partire dai contenuti che la stessa professionista mette online.
Quando scatta la scelta, però, è come se il “periodo di prova” finisse: ho deciso di affidarmi a lei/lui e così faccio, con tutta la fiducia, la positività, la voglia di fare che ho in corpo.
Perché solo così, penso, potrò scoprire e permettere al professionista di mostrarmi nuove vie, ma sempre con il mio sguardo, che è partecipe, che fa sentire all’altro presenza e ascolto. Sento parlare spesso, infatti, di ascolto del cliente da parte del professionista, ma trovo che sia altrettanto importante che il cliente faccia sentire il proprio ascolto attivo e motivato, peculiare ed unico.
È un po’, da quello che mi hanno raccontato perché io ho per ora troppa fifa per provarlo, come quando si va in moto da passeggero e non puoi essere un peso morto, ma seguire ed aiutare chi guida in modo attivo e preparato.
Che cosa ne pensate, da clienti e da professionisti?
Un agosto ed un settembre speciali
Come alcuni di voi già sapranno, questo mese di agosto, ed il settembre che verrà, sono per me a dir poco speciali, particolari, fuori dagli schemi: il 31 agosto mi sposo e subito dopo andremo in viaggio di nozze.
E che cosa succederà al blog e ai miei canali, in questo periodo speciale?
Farò capolino qua e là, tra blog, newsletter e social, con una pausa tra il 12 ed il 25 agosto e poi dal 2 al 16 settembre, per cui tornerò ai soliti ritmi dal 23 settembre.
E sì, nel frattempo il lavoro dietro le quinte continua, la newsletter e la mia pagina Instagram sono i canali da cui seguire ciò che vi racconterò di quest’evoluzione :).
Buona estate a tutti 🙂
Suggerimento di lettura: “Un padre a ore – Mrs. Doubtfire” è il romanzo da cui è stato tratto lo spassosissimo (e commovente) film con Robin Williams: una storia per capire quanto mettersi nei panni altrui può dirci qualcosa su di noi e sul nostro ruolo, soprattutto se da papà un po’ assenti diventiamo delle amatissime babysitter e governanti :).
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Ultima modifica il 28/11/2019