Buongiorno a tutti!
Le chiacchiere in libertà di oggi arrivano dopo il webinar Piccoli atti di disobbedienza: la filosofia che ho tenuto la scorsa settimana, che di certo mi influenza nello sguardo.
In più, mi trovo in uno di quei periodi di ricerca di ciò che c’è nell’universo di chi si occupa di libri e ne parla.
Ho imparato che a cicli è bene che mi ponga domande sulla definizione e sullo scopo del mio lavoro, su ciò a cui si avvicina e ciò da cui si allontana.
Magari si tratta di riflessioni che fate anche voi, o da cui in generale possiamo donarci spunti, dato che uno sguardo esterno fa sempre bene.
Parlare di libri
Finora, ho aperto i webinar Piccoli atti di disobbedienza chiedendomi e chiedendoci cosa significhi parlare di horror/di filosofia.
Questo perché dobbiamo partire insieme dalla consapevolezza dell’impossibilità di una trattazione anche solo minimamente esaustiva, neanche se si tratta di un’introduzione ad un argomento, in tre ore divise in due appuntamenti.
Partiamo invece, questo sì, dalla consapevolezza della necessaria limitatezza del mio sguardo e dalla sua intrinseca soggettività.
Se ci aggiungiamo che di certo non mi metto in cattedra in modo didascalico, ma cerco il più possibile di coinvolgere e di farci domande insieme, di conoscere chi c’è dall’altra parte con poche e preziose parole su ognuna ed ognuno e di ascoltare le riflessioni scaturite dal materiale messo a fattor comune, capite quanto sia una sfida, che mi sono cercata e che mi piace tantissimo.
Da quando ho letto per la prima volta le parole che seguono, tratte dall’introduzione di Hamelin di Leggere per crescere, ho deciso di aprire ogni occasione che preveda una mia personale selezione di libri e/o film proprio dalla dichiarazione del fatto che la mia è una scelta che è per forza di cose filtrata dal mio sguardo e dal mio gusto, per questo limitata, ed è giusto partire anche da qui:
Un libro su altri libri deve darsi regole precise, visto che soffre in partenza di un vizio, che è la totale arbitrarietà con cui si sono scelti i titoli.
(tratto da Leggere per leggere, pag.9)
Questo dei webinar è un esempio: come dicevo, parlo di qualcosa che coinvolge complessivamente tutto il mio lavoro, e cioè il punto di partenza dato dalla soggettività del mio sguardo. Punto di partenza che sento di dover maneggiare con cura, per evitare di sfociare nell’opinione, senza farmi prendere dalla paura ed arroccarmi dietro al didascalico.
A tutto questo si uniscono il metodo scelto, le contaminazioni di cui lo innervo, le persone con cui scelgo di parlare.
A volte non è facile e mi faccio molte domande.
Me lo sono chiesta fin dagli inizi della costruzione del mio lavoro, come racconto qui, e continuo a chiedermelo, cosa significhi parlare di libri, come io voglia parlare di libri, a chi e per chi. E poi, quali libri? 🙂
Le parole che usiamo per definire noi ed il nostro modo di lavorare evolvono e sono importanti.
Allo stesso tempo, amo le fasi di ricerca e di apertura all’esterno, i momenti in cui guardo ciò che c’è intorno e mi faccio stupire da possibilità che non avevo considerato, da rielaborare per capire se facciano al caso mio.
Una cosa che so è che cerco di evitare sempre l’opinione di pancia, così come ciò che è puramente didascalico e che non può avere un legame con chi c’è dall’altra parte.
Cerco di incuriosire e, soprattutto, di definirmi e di definire facendo la cosa più difficile: continuare ad andare in cerca delle sfumature.
In cerca di tutte le sfumature
Livellare la comunicazione, semplificare in modo da chiarire, riuscire ad arrivare con chiarezza a chi sta dall’altra parte e può sceglierci.
Sono tutti aspetti di una stessa questione.
Che cosa scegliamo di fare?
Come vogliamo essere percepiti dai nostri clienti?
Devo dirlo: non è stato sempre così e a volta può fare anche male, ma scelgo ogni giorno di ascoltare e prendere minuziosamente in esame l’opinione di chi sta dall’altra parte e che per me rappresenta il destinatario o la destinataria del mio lavoro.
Tutto ciò che esula da questo, ho dovuto imparare a lasciarlo fuori.
Se non credi che per qualcosa ci sia mercato; se non credi che le persone continuino a voler leggere, approfondire, parlare tra di loro; se non credi che ci sia ancora spazio per la curiosità per ciò che è superfluo ma vitale, non è che per primo/a non compreresti quel qualcosa, hai smesso di approfondire e di incuriosirti?
Non abbassiamo l’asticella: ultimamente lo dico e lo penso spesso.
Così come penso che le polarizzazioni ed un modo di parlare che sia solo enfatico riescano sì ad attirare l’attenzione online, ma non di coloro che voglio mi notino.
Ci sono tante persone che colgono la cura e le sfumature, l’attenzione ai dettagli e alle argomentazioni e dicono di no ad un modo di parlare sciatto e pigro.
Incuriosire ma non scoraggiare, dare un ventaglio che tocchi molto corde ma senza diluire gli argomenti: questo, mentre cerco sempre nuove parole e strumenti, continua ad essere il mio faro :).
P.s. ho scelto i libri in foto proprio in quanto pieni di sfumature e di complessità :).