Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Oggi pubblico un articolo un po’ diverso dal mio solito: più stringato e asciutto, che vorrebbe porre domande, più che dare risposte.
Una delle domande che invio nel questionario iniziale di tutti i miei percorsi è: “Nella tua quotidianità, qual è il tuo modo preferito di imparare cose nuove da autodidatta (es.: tramite video, con libri, con risorse online, con la visione di film)”?
Oggi siamo fortunati: abbiamo una miriade di risorse diverse a cui attingere, tramite canali differenti, quando vogliamo imparare qualcosa di nuovo.
Oggi siamo sfortunati: abbiamo troppe risorse a cui attingere, quando vogliamo imparare qualcosa di nuovo.
Il rischio? Bloccarci ad un certo punto, oppure non iniziare proprio, nell’ansia di quest’abbondanza.
Mi vengono in mente un’infinità di esempi in cui la pluralità (di possibilità, di risorse, di dati) ci blocca, alcuni che mi sono ritrovata a sperimentare in prima persona, altri che ho visto accadere:
– pluralità di possibilità: quando vogliamo scegliere un nuovo tipo di biscotti al supermercato;
– pluralità di risorse: quando vogliamo imparare qualcosa da autodidatta, iniziare un nuovo progetto personale;
– pluralità di stimoli: quando vorremmo leggere un bel libro, senza fare nient’altro;
– pluralità di dati: quando si è bloccati di fronte ai numeri, che sia delle proprie spese, o in generale della propria contabilità.
Abbiamo troppe sollecitazioni, troppi stimoli, troppe cose da cui imparare: ma se la pensiamo così, rischiamo di non procedere mai, di non fare mai nulla.
Nella nostra epoca, senza un po’ di “tecnica del paraocchi“(sì, me la sono inventata, quindi non googlate :P), non possiamo andare lontano.
“Ma come? – direte voi – Prima parli di apertura mentale e di pensiero, poi dici che dobbiamo avere il paraocchi?”.
Sì: ma un paraocchi fittizio, un paraocchi grazie al quale escludiamo dal nostro sguardo, con consapevolezza e in modo temporaneo e reversibile, una porzione di mondo, per poi riappropriarcene, una volta fatto ciò che ci eravamo proposti di fare.
Così leggeremo un libro senza distrazioni.
Così impararemo quella materia nuova.
Così sceglieremo di provare quel nuovo cibo.
In tutto questo, il professionista è colui che può illuminare la strada delle risorse, da cui far partire il vostro personale reticolato d’apprendimento.
Cosa ne pensate?
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Suggerimento di lettura: “Matilde” di Roald Dahl è uno dei miei libri preferiti al mondo. È una storia per bambini, per adulti, per tutti, che ci ricorda di come “L’intelligenza e la cultura […] sono le uniche armi che un debole può usare contro l’ottusità, la prepotenza e la cattiveria” (tratto dalla quarta di copertina di “Matilde”, Roald Dahl, Adriano Salani Editore, Firenze, 1995, traduzione di Francesca Lazzarato e Lorenza Manzi).
Matilde è piccina, di età e di statura, e non ha nessuno che la guidi alla scoperta dei libri e della letteratura: ma poi arriva la signora Felpa, e Matilde si mette lì, buona buona, a divorarsi un libro dopo l’altro, senza farsi spaventare dalla loro mole né della vastità di scelta possibile.
La foto proviene da Unsplash.
Ultima modifica il 28/11/2019