Buongiorno!
Siete ancora in cerca dei regali di Natale?
Vi consiglio quattro romanzi: due horror e due libri per ragazzi da regalare ad adulti che abbiano voglia di sgranchire la mente e di leggere storie bellissime, superando pregiudizi su due generi letterari non sempre conosciuti per le infinite potenzialità di bellezza e divertimento.
Quattro romanzi, uno scrittore e una scrittrice da scoprire.
Sono consigli tratti da recensioni che ho condiviso nel tempo sui social e che sono certa in molti si perdano: il mio proposito è di portare man mano, per far restare, qui e in newsletter anche tutti i contenuti corposi e compositi che condivido e continuerò a condividere sui social.
Vi ricordo anche che, fino a lunedì 19 dicembre compreso, potete fermare uno dei miei percorsi individuali tutti nuovi con uno sconto sui percorsi in più incontri: se volete regalarli, prepareremo insieme una sorpresa per chi li riceverà sotto l’albero ;). E se avete bisogno di una mano per scegliere quello giusto potete sempre scrivermi a info@chiarasinchetto.com.
E ora via con i consigli di lettura 🙂
“Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe” di Grady Hendrix
Questa storia finisce nel sangue.
Ogni storia inizia nel sangue: un neonato urlante tirato fuori dall’utero, ricoperto di muco e sangue materno. Ma, di questi tempi, non sono molte le storie che finiscono nel sangue.
[…] Questa storia ha inizio con cinque bambine, nate tra gli schizzi di sangue delle loro madri, lavate, asciugate, poi trasformate in ragazze come si deve, addestrate alle arti muliebri per diventare compagne perfette e genitori responsabili, madri che danno una mano con i compiti a casa e si occupano del bucato, che fanno parte delle associazioni floreali parrocchiali e dei circoli di bunco, che mandano i figli ai balli delle debuttanti e alle scuole private.“Non si tratta…di questo” replicò Slick con gli occhi fiammeggianti. “Non si tratta…dei nostri mariti o di chiunque altro…si tratta di noi. E se…riusciamo ad andare fino in fondo. Ecco cos’è importante…non i nostri soldi, il nostro aspetto o i nostri mariti… Siamo in grado di andare fino in fondo?”
(brani tratti da “Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe“, Grady Hendrix, trad. di Rosa Prencipe, Mondadori, 2020)
Patricia è una casalinga: è abituata a mandare avanti la casa, con un marito preso dalla carriera, dei figli che a stento la tollerano e una suocera a cui badare che le crea più di qualche preoccupazione.
Per fortuna c’è Mrs. Greene ad aiutarla e per fortuna ci sono Kitty, Grace, Slick e Marjorie.
Il club del libro che un po’ di nascosto creano e animano è una bella valvola di sfogo: chiacchierano e stringono amicizia, il tutto leggendo di Charles Manson e di brutali omicidi tra true crime e finzione.
Tanto che quando arriva nel quartiere James Harris e Patricia noterà qualcosa di strano dietro la patina di fascino, non solo gli uomini, ma anche le sue amiche all’inizio ricorderanno la sua voglia che qualcosa irrompesse a spezzare la monotonia della sua vita, rifiutando di crederle.
E nel Sud perbenista e attento alle tradizioni, finché saranno dei bambini neri a sparire, tutta la comunità non farà altro che girarsi dall’altra parte.
Finché James Harris, invitato, non entrerà nelle loro stesse case.
Perché fino a questo momento non avevo ancora letto nulla di Grady Hendrix?
Ho iniziato a chiedermelo dal folgorante incipit di questo libro e ho continuato per tutta la lettura.
L’atmosfera e l’ambientazione mi sono indubbiamente entrati dentro, ma soprattutto i personaggi mi hanno mossa e colpita.
E poi intendo questo quando dico che l’horror parla di noi: qui è l’America del sud con le sue apparenze e in cui, come velatamente allude James Harris, anche i vampiri possono farla franca, basta che siano bianchi e con i soldi.
La prevaricazione maschile e il razzismo sono tanto più ficcanti qui, quando è il fantastico a mostrarceli.
Quelle che tutti considerano solo delle sciocche casalinghe con un’immaginazione troppo fervida vi stupiranno, insieme ad una figura del vampiro attualizzata, che dialoga con la tradizione e ne esce assai verosimile.
E in più, Grady Hendrix è dannatamente divertente.
Insomma: leggetelo, e regalatelo 🙂
“Horrorstör” di Grady Hendrix
“La mente di Amy cominciò a girare su se stessa. A passare in rassegna i suoi ventiquattro anni e a calcolare cosa avesse ottenuto con tutte le lotte, gli stenti, i risparmi, i doppi turni, i documenti da riempire, il curriculum su cui lavorare. Tutta quella fatica, tutto quel dolore…per cosa?Ogni mattina si svegliava più esausta di quella prima, ogni mese l’affitto era in ritardo, ogni settimana scroccava la spesa ai coinquilini. Non aveva mai abbastanza benzina, continuava a chiedere soldi in prestito, era costantemente in debito, eppure non bastava. La ruota da criceto continuava a girare sempre più veloce.In un certo senso, la sedia era sua amica. La liberava da tutte le illusioni. Le mostrava la verità. Era sola. Non c’era nessuno ad aiutarla.”(tratto da “Horrorstör“, Grady Hendrix, trad. di Rosa Maria Prencipe, Mondadori, 2014, pag.151)
“La ragazza dei lupi” di Katherine Rundell
Nero all’inizio era distaccato, ma dopo che Feo gli offrì la polpa di mela e asciugò lui e Grigia strofinandoli con la coperta, si lasciò andare e cominciò a mordicchiarle il ginocchio e i capelli. Feo si avvolse nella coperta, per poi sdraiarsi con il volto a pochi centimetri dalle braci. Nero le si avvicinò e si sdraiò di traverso sulle sue gambe; non esiste al mondo coperta più calda di un lupo. Dal fuoco si alzò un profumo: fiamme che bruciavano l’aria della notte, mescolate al gelo e all’odore terroso e familiare dei lupi. Era come respirare la speranza. Feo rimase sveglia il più a lungo possibile, e fu solo ascoltando la canzone delle fiamme e il respiro di Nero che finalmente si addormentò.
(tratto da “La ragazza dei lupi“, Katherine Rundell, trad. di Mara Pace, illustrazioni di Gelrev Ongbico, Bur, 2021, pag.138-139)
Feo è una soffialupi.
Vive nei boschi innevati e, come sua mamma le ha insegnato a fare, libera i lupi di cui i nobili russi si sbarazzano. Perché era considerato segno di distinzione avere un lupo da compagnia, ma i lupi sono animali indomabili e quando qualcuno finisce con qualche pezzetto in meno, dopo aver sottoposto l’animale all’ennesima angheria, tra danze e sedute a comando, questi esseri fieri vengono rispediti nella natura selvaggia.
Ma serve qualcuno che tolga loro la mollezza e ricordi loro la vera natura, e questo qualcuno sono Feo e sua mamma.
Finché un uomo malvagio al servizio dello Zar non decreta che i lupi devono essere uccisi.
Per chi si ribella c’è la prigione, e Feo viene separata da sua mamma, catturata e portata in città.
Con l’aiuto di Ilya, soldato dell’esercito imperiale poco più grande di lei e con altre persone di cui imparerà a fidarsi, nonostante sia selvaggia quanto i suoi lupi, Feo dimostrerà che c’è un coraggio che ispira gli altri e che può portare alla rivoluzione.Quando si incontra Katherine Rundell non la si lascia più.
Proprio lei che ci ricorda “Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio”.
E mi ricordo con Feo che casa e felicità sono un fuoco caldo acceso, lupi che mordicchiano il tappeto e castagne arrostite e inzuppate nella crema e che il coraggio può anche essere “speciale, lieve, discreto e incerto”.
“Sophie sui tetti di Parigi” di Katherine Rundell
“Non mi importa” ripeté Sophie, e diceva sul serio. Non le era mai capitato di sentire così poco la paura. “Forse” si disse “è questo che fa l’amore.” Non serve a farti sentire speciale. Serve a farti essere coraggioso. Come una razione di viveri nel deserto, o una scatola di fiammiferi in una foresta buia. Amore e coraggio, pensò Sophie, erano due parole per dire la stessa cosa. Non hai nemmeno bisogno che l’altra persona sia lì con te. Solo che sia viva, da qualche parte. Sua madre era sempre stata questo: un posto dove far riposare il cuore. Un rifugio dove prendere fiato. Un insieme di stelle, una costellazione di mappe.”
(tratto da “Sophie sui tetti di Parigi“, Katherine Rundell, trad. di Mara Pace, illustrazioni di Terry Fan, Rizzoli, 2016)
Sophie perde sua mamma da piccina, nel naufragio della nave che le trasportava. Viene ritrovata da Charles nella custodia di un violoncello e da lui cresciuta con amore e con più di una pernacchia alle regole.
Sophie a tredici anni è libera e gioiosa, scrivendo sui muri sulla carta da parati scambiandosi messaggi con Charles, ma ai servizi sociali, nella persona della noiosissima e rigida signora Miss Elliot, tutto questo non piace. E anzi, li fa arrabbiare che si possa essere così liberi, felici e sé stessi.
Così, Charles e Sophie scapperanno a Parigi pur di non essere separati e la fuga diventerà una ricerca: i ragazzi dei tetti che Sophie incontra la aiuteranno a cercare sua mamma, tra avventure a testa in giù e amicizie ruvide ma folgoranti.
“[…] volevo che Sophie sui tetti di Parigi parlasse di persone sconsideratamente e impetuosamente coraggiose, perché penso che, nella realtà come nelle storie, persone di questo tipo fanno a tutti noi un grande servizio: in quell’osare c’è così tanto ottimismo e così tanta speranza da diffondere fuori, nel mondo, lo stesso entusiasmo”, scrive Katherine Rundell in conclusione alla sua storia.
A volte abbiamo solo bisogno di un libro così.
Vi è venuta voglia di conoscere Sophie e Charles?
Buone letture e buoni regali 🙂